23 Marzo

La vita è un carcere, ci serve la grazia di un Liberatore

Scorrono davanti ai nostri occhi le immagini della strage di venerdì a Mosca. Scene di una crudeltà inaudita che per un attimo interrompono l’assuefazione alle notizie. La violenza, di cui la guerra e il terrorismo sono le espressioni più inquietanti, sembra non avere argini nella sua opera di distruzione. La realtà nella sua crudezza appare insopportabile e a ben poco vale l’illusione di costruirsi un rifugio sicuro. Dentro questo frangente storico, nel 2024 ricorrono anche i cento anni della morte di Franz Kafka. Proprio la lettura dei suoi scritti, talvolta sconcertanti e scandalosi, può essere d’aiuto ad affrontare il momento che stiamo vivendo senza soccombere agli eventi. Nelle sue pagine il grido umano, il bisogno inascoltato, l’attesa del bene assente, sono una costante, come sottolinea l’articolo di Daniela Notarbartolo, di cui questa settimana vi proponiamo la lettura, pubblicato dal quotidiano online ilsussidiario.net.  “Questa vita – scriveva Kafka – ci sembra insopportabile, un’altra irraggiungibile. Non ci si vergogna più di voler morire; si prega di venir trasferiti dalla vecchia cella, che odiamo, in una nuova, che dobbiamo ancora imparare ad odiare. C’entra anche un briciolo di fede che, durante il trasferimento, il Signore passi per caso nel corridoio, guardi in faccia il prigioniero e dica: ‘Costui non richiudetelo più. Ora viene da me’”.

17 Marzo

Il mondo in frantumi

Nella newsletter di questa settimana vogliamo proporvi la lettura di un discorso storico: quello che l’8 giugno 1978 lo scrittore russo Aleksandr Solzenicyn, premio Nobel per la letteratura, fece all’università di Harvard in occasione del conferimento della laurea honoris causa. Costretto all’esilio dall’Unione Sovietica nel 1974, da qualche tempo si era stabilito negli Stati Uniti, andando ad abitare nel Vermont. A 46 anni di distanza, in un contesto mondiale sempre più frammentato dove soffiano venti di guerra e le democrazie appaiono indebolite, le sue parole mantengono una straordinaria attualità. Dallo squilibrio fra la libertà di fare il bene e quella di fare il male, a un legalismo senz’anima che porta alla mediocrità spirituale, fino alla superficialità menzognera dei media, sono tanti gli spunti che questo discorso offre, utili per considerare con più attenzione e consapevolezza quanto sta avvenendo nelle nostre società.

09 Marzo

Navalny e l’aborto in Francia, la vita oltre violenza e ideologia

In questa newsletter torniamo su due vicende di cui ci siamo già occupati nelle scorse settimane: l’uccisione di Aleksey Navalny in Russia e l’inserimento dell’aborto fra i diritti costituzionali in Francia. Gli sviluppi che ne sono seguiti meritano un supplemento di attenzione e di riflessione che vi proponiamo attraverso la lettura di due articoli significativi per il punto di vista che offrono. Il primo è di Giovanna Parravicini, grande studiosa della cultura russa che da molti anni vive a Mosca e che più volte è stata ospite della Fondazione San Benedetto. La sua è una testimonianza (che riprendiamo dal sito di Comunione e Liberazione) su quanto sta accadendo in Russia dopo la morte di Navalny, «un uomo che ha dato la vita per ciò in cui credeva – e l’ha data consapevolmente». Un uomo che nella Pasqua del 2014 ripensando alla Passione di Cristo scriveva: «Cosa sono tutte le nostre “difficoltà” e i nostri “problemi” in confronto a ciò che ha dovuto provare Lui? Ma il Bene, la Giustizia, la Fede, la Speranza e la Carità ebbero comunque la meglio. Buona festa della Risurrezione a tutti voi, credenti e non credenti. Buona festa dell’inevitabile vittoria del Bene!». «Forse – sottolinea Parravicini – è stata proprio questa intuizione a spingere all’improvviso, dopo mesi di passività, migliaia di persone in tutto il Paese a recarsi a deporre fiori su altarini o memoriali improvvisati dedicati a Navalny, sfidando la presenza delle forze dell’ordine e addirittura l’arresto». Il secondo articolo è invece di Giuliano Ferrara sul Foglio dopo il voto del parlamento francese che a larghissima maggioranza, con tanto di standing ovation e di illuminazione della tour Eiffel, ha inscritto l’aborto come diritto nella Costituzione. Non ci hanno mai appassionato le battaglie ideologiche o le divisioni fra pro life e pro choice, quel che ci interessa è il dato di realtà. E se il concepito per la scienza è un individuo, «a quel punto – scrive Ferrara – il diritto alla vita è assoluto». Vale per i concepiti come per i bambini di Gaza. Per questo, continua l’articolo, «oggi dovremmo dire “cessate il fuoco” contro i nascituri abortiti o in via di aborto, cioè annientati, nel segno del diritto costituzionale. Un mondo in cui si viaggia verso il miliardo e mezzo di aborti legali e condivisi dai primi anni Settanta, epoca delle leggi abortiste, non ha il diritto di assumere pose sconvolgenti di compassione, empatia o quel che volete voi verso la strage dei bambini a Gaza e, se è per questo, in molte altre parti del mondo».

02 Marzo

La Quadrilogia sulla vita di Stefano Bolla

Questa settimana vogliamo proporvi la lettura di quattro lettere scritte dal nostro amico Stefano Bolla e apparse nelle ultime settimane sul quotidiano Bresciaoggi. La prima di queste l’avevamo già ripresa nella nostra newsletter del 14 gennaio e ora ve la riproponiamo insieme agli altri tre nuovi testi. Formano un corpo unico che Stefano ha voluto chiamare «quadrilogia sulla vita». Sono spunti preziosi nati dall’osservazione dell’esperienza concreta della vita che possono diventare occasione di riflessione in questo tempo che per i credenti è di Quaresima, ma che per tutti è segnato dalla drammaticità di quello che sta avvenendo nel mondo con i molti interrogativi che ci inquietano. Stefano Bolla ha 61 anni ed è stato insegnante di diritto ed economia all’istituto Capirola di Leno fino al 2021, quando ha dovuto lasciare la cattedra per motivi di salute. Oggi, oltre a prendersi giustamente cura della sua salute, mantiene viva la sua passione per la realtà attraverso la scrittura e di questo lo ringraziamo.

25 Febbraio

Se uno studente si butta dalla finestra

Dopo aver preso un brutto voto uno studente si butta dalla finestra della scuola tentando il suicidio. È accaduto pochi giorni fa in un liceo di Ancona. Su questo fatto vi segnaliamo la lettera di Nicola Campagnoli, insegnante in quella scuola, pubblicata dal quotidiano online ilsussidiario.net. Davanti a vicende come queste si tende sempre a individuare «il colpevole». In questo caso, per esempio, il professore colpevole di aver dato un 2 allo studente. «Mai – sottolinea Campagnoli – che ci si ponga la vera domanda: cosa c’è in un cuore dolorante come quello di un giovane così? Dove finisce l’abissale dolore di un giovane che si sente inadeguato, non giusto, non “a livello”, per uno sbaglio o una performance non azzeccata? Come è possibile che un ragazzo soffra a tal punto da preferire di togliersi la vita? Dove arrivano le pareti del cuore di un adolescente, di quale sensibilità e umanità è fatto, se basta una foglia che cade per ferirlo e farlo sanguinare? Cosa serve per riempire d’amore il cuore di un quindicenne, visto che non bastano i genitori, gli amici, una pagella tutta sufficiente, per renderlo sicuro e forte, da poter affrontare – direbbe Leopardi – “un discorde accento”, un imprevisto spiacevole, della realtà?». Se consideriamo attentamente queste domande, possiamo accorgerci che nella sostanza riguardano ciascuno di noi nelle diverse situazioni in cui ci troviamo a vivere. Spesso però manca un luogo dove queste domande vengano prese sul serio. Da questa esigenza è nata la Fondazione San Benedetto. Tutto quello che facciamo e proponiamo è frutto di un interesse concreto per la vita delle persone. Sono nate così, non come risultato di un programma elaborato a tavolino, iniziative come il Mese letterario, la Scuola di Lettura, gli incontri di formazione sull’Europa, solo per citare degli esempi. Ogni proposta, come anche le letture che suggeriamo ogni domenica con la nostra newsletter, si colloca sempre dentro un orizzonte più ampio che trova espressione in quelle domande fondamentali che ognuno porta nel cuore. Momento centrale di questo cammino è la Scuola di comunità: ogni due giovedì alle 18.30 ci ritroviamo nella nostra sede per un incontro aperto a tutti nel quale, partendo da alcuni testi di don Luigi Giussani, confrontarsi su ciò che dà senso alla nostra vita, su quel mistero che ogni uomo è, che dà «fuoco e tensione» a ogni nostra parola come scriveva Thomas Mann. La porta è sempre aperta.

17 Febbraio

I corpi intermedi, i trattori e il caso Navalny

Le nostre società e le nostre democrazie soffrono per «l’indebolimento dei corpi intermedi». C’è una «perdita di valori collettivi» e del «senso di comunità». Un dato abbastanza evidente a qualunque osservatore non superficiale. In un articolo pubblicato sul Sole 24Ore gli economisti Marco Buti e Marcello Messori sottolineano il ruolo decisivo che in un sistema democratico sono chiamati a svolgere i corpi intermedi (associazioni, comunità locali, sindacati, terzo settore, etc.), cioè tutto quell’insieme di realtà sociali nate dal basso, in modo libero e creativo, per rispondere a bisogni concreti o per dare voce e rappresentanza a un territorio, a una comunità, a un gruppo, di cui l’Italia è sempre stata ricca. Le conseguenze negative del venir meno di questo tessuto sociale, a torto disprezzato in nome della cosiddetta disintermediazione (vi ricordate il «meraviglioso principio» dell’«uno vale uno»?), sono sotto gli occhi di tutti. È di queste settimane la protesta dei trattori. Nell’articolo si cita la vicenda dei gilet gialli in Francia. Ma potremmo ricordare il caso dei partiti politici ridotti ormai a «comitati elettorali» fino al punto di averci tolto la possibilità di esprimere le preferenze alle elezioni. Salvo poi, con scandalosa ipocrisia, recitare la parte di chi è preoccupato per la sempre più scarsa affluenza alle urne. Il tema dei corpi intermedi è sempre stato al centro della nostra attenzione come Fondazione San Benedetto. Siamo infatti profondamente convinti che il loro indebolirsi sia un di meno per l’intera società e per ogni singolo cittadino. Nel nostro piccolo, nelle prossime settimane, raccogliendo la sollecitazione di alcuni imprenditori, intendiamo dar vita a uno spazio di confronto e di aiuto per affrontare in particolare due temi molto sentiti dal mondo delle imprese: da un lato le questioni legate alla transizione ecologica e dall’altro l’impatto dell’intelligenza artificiale. Vi terremo aggiornati.

10 Febbraio

Il diritto all’aborto e l’infinita gratitudine di Giovanni Allevi

Questa settimana vogliamo proporvi la lettura di due articoli su fatti che apparentemente sembrano non avere alcun collegamento fra loro, ma che in realtà hanno la stessa radice. Il problema non è infatti essere credenti o non credenti, ma rispondere alla domanda se l’uomo sia un mistero o non lo sia. E se si pensa che non lo sia, qualunque cosa diventa possibile a un uomo che si illude di essere padrone di sé stesso. Il primo articolo è un editoriale di Giuliano Ferrara sul Foglio nel quale si commenta il recente voto dell’Assemblea nazionale francese che con una maggioranza schiacciante ha approvato la proposta del presidente Emmanuel Macron di inserire nella Costituzione il diritto all’aborto. Adesso toccherà al Senato francese esprimersi e se dovesse confermare il voto favorevole, la Francia sarebbe il primo paese al mondo a garantire l’interruzione volontaria di gravidanza come diritto costituzionale. Il secondo articolo di Maurizio Vitali, tratto dal quotidiano online ilsussidiario.net, è dedicato alla partecipazione del pianista e compositore Giovanni Allevi alla seconda serata del Festival di Sanremo. Reduce da una lunga malattia, in modo umile e vero ha raccontato sul palco dell’Ariston la sua esperienza della sofferenza che l’ha portato come un dono inaspettato a scoprire l’infinito che c’è in ogni persona. Dentro queste due vicende ci sono due modi opposti di guardare la realtà. Nel primo caso, in nome della filosofia dei diritti, abbiamo un uomo «idolatra di sé stesso». Scrive Ferrara: «Che infinita vergogna, che schifo, che condanna a morte di un’intera sensibilità e cultura, che campione perverso dell’ideale di laicità, che delirio irreligioso. E non ci saranno vescovi e parroci e beghine sante e intellettuali a fare le barricate, né popolo né i suoi eletti né partiti insorgeranno in nome dell’ovvio scientifico, della fotografia banale di un bambino cromosomicamente puro e unico destinato al macello. La rivoluzione dei diritti omicidi ha trionfato». Nel secondo caso c’è un grande musicista di successo come Allevi che racconta la prova vissuta nella malattia: «All’improvviso mi è crollato tutto. Ho perso molto: il mio lavoro, i capelli e le mie certezze ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se il dolore mi porgesse degli inaspettati doni». Il primo dono è stata la scoperta che non il successo o il risultato stabilisce il valore della persona. Capitò ad Allevi di notare con un certo disappunto una poltrona vuota, «oggi dopo la malattia non so che farei per suonare davanti a quindici persone. I numeri non contano, sembra paradossale detto da Sanremo, perché ogni individuo è unico, irripetibile e a suo modo infinito». E dentro questa esperienza si apre lo spazio di un’infinita gratitudine. Ecco due modi opposti di guardare la realtà che riguardano da vicino la vita di ciascuno di noi.

04 Febbraio

Verso le elezioni europee, cosa ci interessa veramente

Venerdì si è tenuto il terzo incontro di formazione del ciclo “L’Unione Europea vista dall’interno” con l’intervento della professoressa Lorenza Violini, ordinaria di diritto costituzionale alla Statale di Milano. Dopo gli incontri con l’ex ministro Mario Mauro e il professor Roberto Baratta, abbiamo fatto un approfondimento sulle politiche europee e in particolare sul Green Deal. Giovedì 8 febbraio concluderemo il percorso con un appuntamento sulla politica economica dell’Unione. Interverrà il professor Tommaso Sonno, vice direttore del Pnrr Lab della SDA Bocconi. Nel presentare questa iniziativa sull’Europa nei mesi scorsi avevamo ripreso un editoriale di Ferruccio de Bortoli sul Corriere della Sera nel quale si sottolineava l’importanza di prepararsi seriamente in vista delle prossime elezioni europee. «A Strasburgo – scriveva – si inciderà sui destini delle prossime generazioni molto più che nel Parlamento di un singolo Paese». Da qui la necessità di scegliere candidature di persone pronte a impegnarsi davvero sui temi dell’Europa con intelligenza e passione. Purtroppo finora spesso non è stato così. In questo senso condividiamo in pieno quanto ha dichiarato pochi giorni fa Romano Prodi in un’intervista al Corriere in merito alle candidature dei leader politici alle europee: «Presentarsi per attrarre voti senza poi ricoprire il ruolo rappresenta un distacco dalla volontà popolare e indebolisce la democrazia». Come Fondazione San Benedetto vogliamo offrire anzitutto un’opportunità di conoscenza sull’Europa seria, documentata e attenta alle questioni reali che riguardano la vita delle persone. L’abbiamo fatto con questo ciclo di formazione e proseguiremo a maggio con un incontro pubblico in vista delle elezioni. Indipendentemente dalle scelte politiche di ciascuno ci interessa anzitutto questo. Sono le stesse preoccupazioni che abbiamo ritrovato nell’editoriale dell’economista Lucrezia Reichlin, che vi invitiamo a leggere, apparso qualche giorno fa sul Corriere. «Si parla molto di nomi e di contrasti sulle liste sia nella maggioranza che nell’opposizione – scrive -, ma non si è ancora capito quali siano i temi chiave dei programmi elettorali, temi che, essendo le elezioni per il Parlamento europeo, dovrebbero essere appunto europei».

27 Gennaio

Tamaro: la vita è qualcosa di appassionante

In occasione dell’uscita del suo ultimo libro “Il vento soffia dove vuole” la scrittrice Susanna Tamaro, che ricordiamo anche per essere stata nostra ospite cinque anni fa al Mese Letterario, ha rilasciato un’interessante intervista che riprendiamo da Vatican News, nella quale spazia dai legami familiari alla condizione dei giovani, dal ruolo della cultura e degli artisti all’invasione dei media negli spazi della vita, per arrivare fino alla fede. “Noi – sottolinea nell’intervista – immaginiamo la fede come un obbedire supinamente a delle cose che ci vengono ordinate dall’alto ma non è così, ora più che mai Dio ama i ribelli a questo mondo che va verso la barbarie, verso la follia, verso la disumanità più totale”. Un testo che vi invitiamo a leggere integralmente (è disponibile anche la versione audio dell’intervista) per i numerosi spunti di riflessione che offre in un momento di smarrimento come quello che stiamo vivendo segnato dalla tragedia della guerra.      

21 Gennaio

Il dramma irrisolto del «Vangelo» di Pasolini 

Sessant’anni fa usciva nelle sale cinematografiche il film «Il Vangelo secondo Matteo» di Pier Paolo Pasolini. In un articolo su Libero Antonio Socci ripercorre la genesi di questa opera che «rappresenta anzitutto un dramma irrisolto, per il suo autore e per il mondo culturale italiano che non ha mai fatto veramente i conti con il cristianesimo». Un film, di cui si ricordano soprattutto i volti dei protagonisti, nato dopo la lettura casuale del Vangelo durante una visita del regista ad Assisi nel 1962. Quella lettura fu un incontro con la bellezza «allo stato puro» che Pasolini dirà poi di aver sperimentato solo nel Vangelo. Un incontro con la figura di Gesù che resterà in tutta la sua vita un punto di domanda sempre aperto. Pur dicendosi non credente, riferendosi a Cristo, aveva confidato: «Lo cerco dappertutto». In una lettera a don Giovanni Rossi si definiva «bloccato in un modo che solo la Grazia potrebbe sciogliere». Una tensione drammatica che non poteva accontentarsi di risposte facili e accomodanti.     

14 Gennaio

Quel cuore negato è l’unica speranza

«Ogni uomo fa le sue scelte paragonandole con le esigenze di felicità e bellezza di cui il suo cuore è dotato; il problema è che tutto nella società sembra negare queste esigenze sostituendole con altre false ma che fanno comodo al potere. Consumismo sfrenato ed esaltazione della libertà. “Ma liberi da cosa, liberi da chi” dice acutamente Vasco Rossi individuando il lato negativo della libertà, la cosiddetta libertà da ogni legame che lascia alla fine soli e tristi». Lo scrive Stefano Bolla in una lettera che vi invitiamo a leggere, pubblicata in questi giorni da Bresciaoggi. È la stessa dinamica descritta nel dialogo tra due filosofi, Francesco Postorino e Massimo Borghesi, pubblicato da Avvenire, tutto da leggere anche questo. «I giovani sono interrogati dalla dimensione religiosa quando la vedono espressa in atto, la colgono nel volto e nell’umanità dei loro coetanei, ragazzi e ragazze che trovano nella fede un di più di umanità e di vita  – sottolinea Borghesi -. Qui vale la legge per cui il simile è attratto dal simile. Oggi si può divenire cristiani perché, come 2000 anni fa, si incontrano dei cristiani vivi. La secolarizzazione, tante volte citata come motivo di allontanamento dalla fede, non è dirimente. Come non era determinante il paganesimo rispetto alla diffusione della fede nel mondo antico. La grazia cristiana, quando è reale, ha una sua bellezza che attrae. È più persuasiva dei pregiudizi che, provenienti dal pensiero post-illuminista, continuano a permeare la nostra cultura».

07 Gennaio

Riascoltando Gaber

Riprendiamo il nostro appuntamento domenicale nel nuovo anno accompagnati da Giorgio Gaber. A Capodanno Rai 3 ha mandato in onda il docufilm «Io, noi e Gaber» che è possibile rivedere a questo link su RaiPlay. Un’occasione straordinaria per rivivere un pezzo di storia d’Italia attraverso la carriera e la vita dell’artista milanese scomparso ventuno anni fa. Eppure a distanza di tanto tempo nel percorso e nelle parole di Gaber possiamo ritrovare intuizioni e suggerimenti spiazzanti che riguardano la nostra vita di oggi. Come scrive Carlo Candiani nell’articolo pubblicato sul quotidiano online ilsussidiario.net, di cui invitiamo alla lettura, il docufilm «non è più il racconto di una carriera artistica, ma quello di un uomo dentro la propria storia e quella del popolo in cui è immerso, con mille contraddizioni, vissuta con l’intero corpo e anima».

Idee, sogni, riflessioni

Il pensiero umano viaggia velocemente. Che siano semplici idee, piccoli o grandi sogni, riflessioni sulla vita, confronti o discussioni, noi vogliamo riportarle qui, in questo spazio dedicato.