26 Novembre

Perché l’assassinio di Giulia ci riguarda 

In questi giorni le cronache sono state riempite dalle notizie sempre più sconcertanti sull’assassinio di Giulia Cecchettin. A queste è seguito un bailamme di commenti purtroppo molte volte dettati da cliché ideologici che non aiutano certo a stare di fronte alla drammaticità della realtà. La politica ha dato le sue risposte anche se non sarà certo una nuova serie di norme ad arginare un problema molto più complesso. E poi, da ultimo, sull’onda dell’emotività si è scaricato sulla scuola l’ennesimo compito, quello di educare al rispetto aggiungendo nuove ore di «lezione» con gli «esperti». Noi vorremmo provare a offrire un punto di vista diverso che parte anzitutto dalla considerazione della vera natura di quanto è successo. Lo facciamo riproponendo l’intervista pubblicata sul sito del mensile Tempi con la psicologa della coppia e della famiglia Vittoria Maioli Sanese, da oltre cinquant’anni alle prese con le relazioni uomo-donna e genitori-figli. «Possiamo fare tutte le leggi del mondo – afferma nell’intervista -, ma se manca il passaggio dentro di sé, il cambiamento della persona, non succederà nulla di significativo. Sembra che oggi in Italia si abbia paura di andare a fondo del problema». E il problema non è di sicuro un patriarcato che non esiste più, ma semmai il narcisismo sempre più diffuso che «diventa intollerabilità del proprio limite, intollerabilità della frustrazione». Ma questa vicenda è anche la storia di un grandissimo dolore, anzitutto per le famiglie di Giulia e di Filippo, davanti al quale sembra impossibile stare senza fuggire e dimenticare oppure cedere alla rabbia. In questo può essere d’aiuto la lettura delle «Lettere sul dolore» di Emmanuel Mounier, raccolte nel libro da poco ripubblicato dalla Bur Rizzoli, scritte dal grande intellettuale francese durante la malattia della sua piccola figlia Francoise. Uno sguardo sul mistero della sofferenza che non censura nulla e nel quale la morte non è mai l’ultima parola. Pubblichiamo una presentazione del libro di Mounier scritta da Giovanni Fighera.

19 Novembre

Non ci sono vite a perdere

Ha colpito la vicenda della piccola Indi Gregory nata con una malattia rara e morta lunedì in Inghilterra dopo che i giudici avevano deciso, contro la volontà della famiglia, di interrompere tutti …

12 Novembre

Il dramma della guerra e le nostre finte battaglie navali

Si può assistere alla guerra in Medio Oriente standosene comodamente sul divano di casa, assuefatti al clima da perenne talk show che ci viene propinato dai media e in cui ci ritroviamo immersi. È come se andasse in scena una continua partita di «battaglia navale» dove lo scontro e la rissa vengono alimentati per raccogliere audience o like e fare cassa. La realtà dei morti veri, delle battaglie vere, della scia infinita di distruzione portata dal terrorismo e dalla guerra sono l’ultima cosa che interessa. Non importa neppure capire cosa sta davvero succedendo. Lo racconta bene in un articolo tutto da leggere Concita De Gregorio su Repubblica. Chi la realtà della guerra la conosce bene e la vive tra la sua gente e sulla propria pelle, è invece il patriarca di Gerusalemme, il neocardinale Pierbattista Pizzaballa, di cui riproponiamo l’intervista rilasciata pochi giorni fa all’Osservatore Romano a un mese dallo scoppio delle ostilità.

05 Novembre

Da Omero a Guareschi per riscoprire se stessi

Nei giorni dedicati al ricordo dei morti ci hanno colpito le considerazioni, pubblicate su Sette, del filosofo Mauro Bonazzi, che ripercorrendo le pagine dell’Iliade dopo l’uccisione di Ettore da parte di Achille, osserva: «Gli uomini non sconfiggeranno la morte, ma possono comunque conferire un valore umano alla loro vita. Costruire qualcosa insieme. Achille e Priamo piangono insieme. Si scoprono uomini in un mondo indifferente. Riconoscersi uomini tra uomini, imparare a stare insieme. Di fronte allo scandalo della morte altro non possono fare». Dopo oltre 2700 anni queste pagine di Omero ci dicono dunque ancora qualcosa di molto vero, che ci riguarda personalmente. Sulla stessa lunghezza d’onda segnaliamo l’articolo di Giorgio Vittadini sul quotidiano online ilsussidiario.net. Il suggerimento arriva in questo caso dal don Camillo di Guareschi. È un invito al riscatto della coscienza che nell’epoca digitale, dell’iperconnessione, appare invece sempre più svuotata. «Non viviamo senza gli altri, senza una comunità prossima, e senza luoghi di appartenenza più ampi – scrive Vittadini -. Ma se questi luoghi non aprono a quei momenti di dialogo personale con noi stessi e con la verità che alberga in noi, si perde la strada, anche se si rimane in compagnia».

29 Ottobre

Nella notte del mondo passione e compassione

Le immagini drammatiche di morte e distruzione che di continuo ci arrivano dalla Terra Santa ci lasciano attoniti di fronte al mistero del male. La televisione ce le mostra ogni sera ma tutto scorre via, passando, come se nulla fosse, dalla notizia dell’ultimo massacro al solito gioco a quiz. Nella realtà non è così. Ce lo dicono i due articoli di cui proponiamo la lettura questa settimana. Il primo è di Antonio Socci su Libero. Racconta come l’esperienza della bellezza – in questo caso incarnata dal duomo di Siena – può cambiare la vita. Diventa la fonte di una passione e di una compassione per l’uomo e per la realtà che illumina «la notte del mondo» oppresso da guerre e violenze. Sulla stessa lunghezza d’onda e da punti di vista completamente diversi si ritrovano Adriano Sofri e Roberto D’Agostino citati da Socci. Il secondo articolo pubblicato dal Wall Street Journal e ripreso dal Foglio descrive come le atrocità di Hamas siano la manifestazione di una malvagità dai cui germi nessuno è immune come scriveva Dostoevskij: «l’aberrazione più totale del cuore e della mente umana è sempre possibile». E l’ideologia è sempre stata l’arma utilizzata per giustificare i peggiori crimini, come ha raccontato Solgenitsin. Una possibilità sempre presente da cui stare in guardia.

22 Ottobre

Ciò che conta è sempre e solo la posizione umana: due esempi

Questa settimana vogliamo segnalarvi due letture apparentemente molto diverse fra loro, ma che hanno in realtà un denominatore comune: a fare la differenza nelle diverse circostanze della vita più o meno favorevoli, più o meno drammatiche, è sempre la posizione umana con cui ci poniamo di fronte a esse. Quelli che indichiamo sono due esempi di questo. Il primo è quello di Pierluigi Cappello, poeta friulano, morto nel 2017 a soli cinquant’anni dopo una vita estremamente travagliata nella quale ha sperimentato sulla propria pelle prima la devastazione del terremoto, poi la disabilità permanente in seguito a un incidente, e infine la malattia. Il secondo esempio ci arriva da un grande industriale italiano, Antonio Gozzi, presidente del gruppo siderurgico Duferco e di Federacciai. Alcuni giorni fa a San Zeno, alle porte di Brescia, ha inaugurato un nuovo laminatoio green con un investimento da oltre 250 milioni di euro che porterà a creare 150 posti di lavoro. In quell’occasione ha pronunciato un discorso che riproponiamo e che, anche di fronte alla crisi che stiamo attraversando, suggerisce una dinamica diversa.

15 Ottobre

Attacco a Israele, perché non possiamo restare indifferenti

L’attacco terroristico di Hamas a Israele ha aperto una ferita immensa che lascia sgomenti. Non ci possono essere giustificazioni né attenuanti di alcun tipo per chi ha ucciso donne e vecchi e ha decapitato bambini inermi. E non ci possono essere titubanze o distinguo a stare con il popolo israeliano colpito da una violenza inaudita e a riconoscere il suo diritto a difendersi. Su quanto successo vogliamo segnalare due spunti di riflessione. Il primo è un articolo dello scrittore Paolo Giordano sul Corriere della Sera. Il secondo è una lettera al direttore del quotidiano online ilsussidiario.net Luca Raimondi di Vincent Nagle, sacerdote cattolico, figlio di una mamma ebrea-sionista. Una lettura in prima persona del conflitto fra israeliani e palestinesi che indica una prospettiva diversa.

08 Ottobre

«L’umano proprio perché fallisce ha bisogno dell’altro»

Dalla bellezza della letteratura alla scoperta del Cantico dei cantici, dalla predilezione per Pasolini all’incontro con Rilke. È un’intervista a tutto campo quella con José Tolentino de Mendonça, cardinale, saggista e poeta, attualmente prefetto del dicastero vaticano per l’educazione e la cultura, pubblicata su Robinson, il settimanale culturale di Repubblica. Ne suggeriamo la lettura per la ricchezza di spunti che offre nello sguardo all’esperienza umana.