Giovedì scorso a Milano nella basilica di Sant’Ambrogio si è aperta con la prima sessione pubblica la fase testimoniale del processo per la beatificazione e la canonizzazione di don Luigi Giussani, il sacerdote milanese fondatore di Comunione e Liberazione, morto nel 2005. Un momento significativo anche per la storia della nostra fondazione che è nata proprio dall’iniziativa di alcune persone colpite e affascinate dal carisma di don Giussani. Su questo avvenimento segnaliamo l’articolo pubblicato sul Foglio dal vicedirettore Maurizio Crippa. «Guardando la vita di Giussani, e l’avvenimento di vita da lui generato, – scrive – la cosa più evidente, se non un miracolo, è indubbiamente questo “fascino”, per usare la parola dell’arcivescovo di Milano Delpini, questo “spettacolo” di “vita nuova” scaturito. E spesso in contesti in cui il cristianesimo sembrava destinato a deludere le donne e gli uomini del nostro tempo». Nell’articolo Crippa ricorda l’ultima intervista di Giussani al Corriere quando, poco prima di morire, «aveva ripetuto che la fede “è una vita e non un discorso sulla vita”». E proprio «la stoffa di don Giussani ha reso possibile a migliaia e migliaia di persone di sperimentarlo. Qualcosa che può interessare, oggi», a tutti.
Cosa c’entra la storia con la nostra vita? Apparentemente sembra sia qualcosa che in fondo non ci riguardi, di cui ci possiamo permettere di fare a meno. Il disinteresse e l’ignoranza infatti aumentano a dismisura. Su questo tema si sofferma con alcuni esempi significativi Glauco Genga, psicanalista, che nello scorso mese di febbraio a Brescia, su iniziativa della Fondazione San Benedetto, ha messo in scena lo spettacolo teatrale «Father & Freud». In un articolo pubblicato sul sito culturacattolica.it si chiede: «Che cosa occorre perché si possa fare tesoro della storia, nella cultura come nella scienza, nell’economia o nell’arte? Direi: il racconto affidabile di chi sa di avere seguito, nel proprio lavoro, una passione; non importa in quale disciplina o campo del sapere». Proprio questo racconto è ciò che può rompere il clima di disinteresse in cui spesso siamo immersi. L’articolo è stato pubblicato domenica scorsa con un riferimento finale alla Pasqua che rimane comunque del tutto attuale per capire cosa sia la storia.
È stata pubblicata da Rizzoli la nuova edizione de «Il senso religioso» di don Luigi Giussani, il primo volume del PerCorso nel quale il fondatore di Comunione e Liberazione riassume il suo itinerario di pensiero e di esperienza. La prefazione è tratta dall’intervento dell’allora arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, alla presentazione dell’edizione spagnola del volume nel 1998. In occasione di questa pubblicazione il 30 aprile Vittorio Feltri ha firmato su Libero un ritratto di don Giussani: «Lui – scrive – chiamava “senso religioso” i desideri profondi di bellezza, giustizia, verità, amore, felicità che cinicamente tendiamo a ridurre a faccende adolescenziali, e invece non andrebbero mai seppelliti se si vuole restare uomini vivi». Su questo libro la Fondazione San Benedetto promuove ogni due settimane un incontro aperto a tutti in cui confrontarsi sul percorso proposto da Giussani. Prossimo appuntamento giovedì 11 maggio alle 18.45 nella sede di Borgo Wührer 119 a Brescia.
Sul Foglio del 3 novembre il professor Sergio Belardinelli racconta del suo incontro con don Luigi Giussani e, in particolare, di un vecchio intervento che il fondatore di Comunione e liberazione fece nel 1986 a un convegno sulla cultura europea del XX secolo. Una relazione ancora oggi, scrive Belardinelli, di «sorprendente attualità», dalla quale emerge che «la crisi della politica di cui oggi tanto si parla è molto di più che una crisi politica; è una crisi culturale e antropologica, sulla quale don Giussani ha avuto il merito di insistere anche quando, fuori e dentro la Chiesa cattolica, erano in pochi a rendersene conto».
Ieri, 15 ottobre, ricorrevano i cento anni dalla nascita di don Luigi Giussani. Proponiamo il ricordo che ne ha fatto sul quotidiano Il Foglio Eugenio Borgna, uno dei più importanti psichiatri italiani, oltre che scrittore molto apprezzato. Al fondatore di Comunione e Liberazione lo scorso 26 maggio la Fondazione San Benedetto ha dedicato un incontro pubblico che è possibile rivedere sul nostro sito. «La sua capacità di ascolto – scrive Borgna – era straordinaria, animata dalle parole e dai gesti, dal sorriso e dall’accoglienza, che sapeva donare alle espressioni della gioia e della sofferenza: a quelle degli altri, e alla sua».