26 Novembre

Perché l’assassinio di Giulia ci riguarda 

In questi giorni le cronache sono state riempite dalle notizie sempre più sconcertanti sull’assassinio di Giulia Cecchettin. A queste è seguito un bailamme di commenti purtroppo molte volte dettati da cliché ideologici che non aiutano certo a stare di fronte alla drammaticità della realtà. La politica ha dato le sue risposte anche se non sarà certo una nuova serie di norme ad arginare un problema molto più complesso. E poi, da ultimo, sull’onda dell’emotività si è scaricato sulla scuola l’ennesimo compito, quello di educare al rispetto aggiungendo nuove ore di «lezione» con gli «esperti». Noi vorremmo provare a offrire un punto di vista diverso che parte anzitutto dalla considerazione della vera natura di quanto è successo. Lo facciamo riproponendo l’intervista pubblicata sul sito del mensile Tempi con la psicologa della coppia e della famiglia Vittoria Maioli Sanese, da oltre cinquant’anni alle prese con le relazioni uomo-donna e genitori-figli. «Possiamo fare tutte le leggi del mondo – afferma nell’intervista -, ma se manca il passaggio dentro di sé, il cambiamento della persona, non succederà nulla di significativo. Sembra che oggi in Italia si abbia paura di andare a fondo del problema». E il problema non è di sicuro un patriarcato che non esiste più, ma semmai il narcisismo sempre più diffuso che «diventa intollerabilità del proprio limite, intollerabilità della frustrazione». Ma questa vicenda è anche la storia di un grandissimo dolore, anzitutto per le famiglie di Giulia e di Filippo, davanti al quale sembra impossibile stare senza fuggire e dimenticare oppure cedere alla rabbia. In questo può essere d’aiuto la lettura delle «Lettere sul dolore» di Emmanuel Mounier, raccolte nel libro da poco ripubblicato dalla Bur Rizzoli, scritte dal grande intellettuale francese durante la malattia della sua piccola figlia Francoise. Uno sguardo sul mistero della sofferenza che non censura nulla e nel quale la morte non è mai l’ultima parola. Pubblichiamo una presentazione del libro di Mounier scritta da Giovanni Fighera.

18 Aprile

All’educazione non basta un ragazzo «spezzettato»

Segnaliamo l’intervento sul tema dell’educazione del presidente della Fondazione San Benedetto Graziano Tarantini pubblicato sul Giornale di Brescia come contributo al dibattito aperto da don Fabio Corazzina. «Dopo gli anni della pandemia si è accentuata la tendenza a guardare ai giovani riducendoli anzitutto a una serie di problemi – si legge nell’articolo -. Che si tratti di sicurezza, di disagio psicologico, di rapporto difficile con la scuola, di dipendenza dai social, ecco belle e pronte le analisi degli esperti che ci spiegano la situazione e le relative ricette da applicare. Credo invece che la prima cosa da ribaltare sia proprio questo approccio che «spezzetta» la personalità dei ragazzi a secondo dei problemi emergenti o dei contesti in cui ci si trova».