La cronaca degli ultimi giorni è stata segnata dall’agghiacciante uccisione di un sedicenne a Pescara. Al di là della ricostruzione dell’accaduto e dell’impatto emotivo superficiale che una notizia del genere inevitabilmente suscita per poi tornare altrettanto rapidamente ad anestetizzarsi con le solite distrazioni, vogliamo provare a soffermarci su cosa un fatto come questo dica alla nostra vita. Ci si chiede come sia possibile questa assurda esplosione di violenza seguita dall’indifferenza con cui dopo aver ucciso si va in spiaggia a farsi un bagno. In un’intervista al Corriere la madre di un’amica di uno dei ragazzi fermati per l’omicidio ha detto: «Credo che a quel ragazzo nessuno abbia trasmesso nulla». Forse qui sta il problema. Su questo vi proponiamo la lettura dell’articolo di Marina Corradi pubblicato su Avvenire. L’avvocato di uno dei ragazzi accusati del delitto ha dichiarato: «Non ci sono ricette, non ci sono segreti. Il mestiere di genitore è semplicemente un mestiere impossibile, nel quale occorre avere fortuna. Non si dica che mancava il controllo dei genitori, perché non è vero. I miei clienti vigilavano sul loro figlio. Chi può giudicare? La fortuna, ripeto, è tutto». Per Corradi siamo di fronte a «parole che fanno trasalire». Se tutto dipende dalla fortuna, dal caso, più nessuno allora veglia sul destino dei figli, non c’è alcun Dio che abbia a cuore i nostri figli? «Quale dirompente modernità – si chiede – ha creato questa forma mentis annichilente, per cui siamo niente, una pallina sulla roulette?». Possiamo rassegnarci a questo?
In occasione dei cinquant’anni dalla morte di Anna Magnani alcune sere fa la Rai ha mandato in onda «Bellissima», film di Luchino Visconti del 1951. Da Avvenire riprendiamo l’articolo di Marina Corradi colpita dalla visione di una pellicola che racconta un’Italia molto diversa da quella di oggi. Più semplice e forse più vera. L’impressione è che a oltre settant’anni di distanza dall’uscita di quel film e da quell’Italia «che rinasceva da una terribile guerra», ci siamo persi per strada qualcosa di importante, magari senza neppure accorgercene. Insieme segnaliamo dal Corriere della Sera un editoriale di Federico Rampini dedicato all’Africa, oggi sotto i riflettori per la questione migratoria. In realtà di questo continente multiforme conosciamo davvero poco. È un invito a non accontentarsi di letture sommarie e superficiali.