Si può assistere alla guerra in Medio Oriente standosene comodamente sul divano di casa, assuefatti al clima da perenne talk show che ci viene propinato dai media e in cui ci ritroviamo immersi. È come se andasse in scena una continua partita di «battaglia navale» dove lo scontro e la rissa vengono alimentati per raccogliere audience o like e fare cassa. La realtà dei morti veri, delle battaglie vere, della scia infinita di distruzione portata dal terrorismo e dalla guerra sono l’ultima cosa che interessa. Non importa neppure capire cosa sta davvero succedendo. Lo racconta bene in un articolo tutto da leggere Concita De Gregorio su Repubblica. Chi la realtà della guerra la conosce bene e la vive tra la sua gente e sulla propria pelle, è invece il patriarca di Gerusalemme, il neocardinale Pierbattista Pizzaballa, di cui riproponiamo l’intervista rilasciata pochi giorni fa all’Osservatore Romano a un mese dallo scoppio delle ostilità.
L’attacco terroristico di Hamas a Israele ha aperto una ferita immensa che lascia sgomenti. Non ci possono essere giustificazioni né attenuanti di alcun tipo per chi ha ucciso donne e vecchi e ha decapitato bambini inermi. E non ci possono essere titubanze o distinguo a stare con il popolo israeliano colpito da una violenza inaudita e a riconoscere il suo diritto a difendersi. Su quanto successo vogliamo segnalare due spunti di riflessione. Il primo è un articolo dello scrittore Paolo Giordano sul Corriere della Sera. Il secondo è una lettera al direttore del quotidiano online ilsussidiario.net Luca Raimondi di Vincent Nagle, sacerdote cattolico, figlio di una mamma ebrea-sionista. Una lettura in prima persona del conflitto fra israeliani e palestinesi che indica una prospettiva diversa.