Il delitto di Senago dove il barman Alessandro Impagnatiello ha ucciso la fidanzata Giulia Tramontano insieme al bimbo di sette mesi che portava in grembo, lascia senza fiato. «Adesso finalmente sono libero» ha scritto l’assassino dopo l’omicidio in un messaggio alla sua amante. In un articolo su Libero Renato Farina osserva: «Non che i ragazzi siano più cattivi adesso, l’umanità è sempre stata quella che è, lussuria-avidità-potere, ma questa vicenda spaventevole fotografa il cortocircuito della civiltà post-cristiana. Non resiste neanche un residuo di memoria. E adulti – padri, madri, maestri – che trasmettano il fascino di una vita buona, insegnando a guardare le stelle in cielo invece che il proprio ombelico danzante, dove sono? Anzi, dove siamo?». Sembra non ci sia più «una roccia di ideali e affetti cui attaccarsi – conclude Farina -. Bisogna emergere, conto solo io, liberarmi da qualsiasi gioco, tenendo i piedi piantati nel mio io».
Giovedì si aprirà a Brescia il Mese Letterario con una serata dedicata a Giovanni Testori nel centenario della nascita. In preparazione all’incontro in questa domenica di Pasqua riproponiamo un articolo che Testori pubblicò sul Corriere nel 1981 in risposta alla lettera di Gatto Mario, un necroforo del Comune di Milano che raccontava di aver fatto da solo il funerale a una vecchietta morta in solitudine, abbandonata da tutti e per la quale anche il portone della chiesa era sbarrato. In un estremo gesto di pietà aveva sollevato il coperchio della bara per donare a quella donna il suo «sguardo miope ma amoroso e fraterno». «Lei ha fatto tutto quello che ha potuto – gli risponde Testori – lei l’ha accompagnata al cuore che non si chiude mai: quello di Cristo». È il senso della Pasqua che con l’annuncio inaudito della resurrezione ci tira letteralmente fuori dal sepolcro dell’indifferenza. Buona Pasqua!
Continua il percorso di avvicinamento al Mese Letterario che si aprirà il 13 aprile a Brescia con la serata dedicata a Giovanni Testori nel centenario della sua nascita che vedrà l’intervento dello scrittore Luca Doninelli, suo allievo e amico. Questa settimana proponiamo la sua ultima intervista rilasciata al quotidiano La Stampa nel 1993 poche settimane prima della morte. Nel libro «Una gratitudine senza debiti» Doninelli ricorda come con l’aggravarsi della malattia in Testori ci fosse «una specie di fretta, o di voglia, di strappare il velo per vedere finalmente cosa c’era dietro» l’arte e la letteratura. «Lui era sicuro che ci fosse qualcosa, che l’arte e tutto ciò che era bello non si trovassero a esistere “per nulla”, e nascondessero anzi qualcosa di meraviglioso».
Il prossimo 13 aprile si aprirà a Brescia la nuova edizione del Mese Letterario con una serata dedicata a Giovanni Testori che sarà raccontato dallo scrittore Luca Doninelli. Quest’anno ricorrono i cento anni dalla sua nascita e i trent’anni dalla sua morte. Riteniamo quindi sia un’occasione speciale per riscoprire la sua figura. Fra i maggiori scrittori italiani del dopoguerra, autore di famosi testi teatrali, critico d’arte e anche pittore, Testori fra il 1978 e il 1981 scrisse diversi articoli di commento sulla prima pagina del Corriere della Sera prendendo spunto dai fatti dell’attualità. In preparazione alla serata del 13 aprile, oggi e nelle prossime due domeniche vogliamo perciò riproporre tre di questi articoli alla vostra lettura.