Sessant’anni fa usciva nelle sale cinematografiche il film «Il Vangelo secondo Matteo» di Pier Paolo Pasolini. In un articolo su Libero Antonio Socci ripercorre la genesi di questa opera che «rappresenta anzitutto un dramma irrisolto, per il suo autore e per il mondo culturale italiano che non ha mai fatto veramente i conti con il cristianesimo». Un film, di cui si ricordano soprattutto i volti dei protagonisti, nato dopo la lettura casuale del Vangelo durante una visita del regista ad Assisi nel 1962. Quella lettura fu un incontro con la bellezza «allo stato puro» che Pasolini dirà poi di aver sperimentato solo nel Vangelo. Un incontro con la figura di Gesù che resterà in tutta la sua vita un punto di domanda sempre aperto. Pur dicendosi non credente, riferendosi a Cristo, aveva confidato: «Lo cerco dappertutto». In una lettera a don Giovanni Rossi si definiva «bloccato in un modo che solo la Grazia potrebbe sciogliere». Una tensione drammatica che non poteva accontentarsi di risposte facili e accomodanti.
Dalla bellezza della letteratura alla scoperta del Cantico dei cantici, dalla predilezione per Pasolini all’incontro con Rilke. È un’intervista a tutto campo quella con José Tolentino de Mendonça, cardinale, saggista e poeta, attualmente prefetto del dicastero vaticano per l’educazione e la cultura, pubblicata su Robinson, il settimanale culturale di Repubblica. Ne suggeriamo la lettura per la ricchezza di spunti che offre nello sguardo all’esperienza umana.