Nell’ambito della Summer School dell’associazione «Il rischio educativo» sul tema «Arte e realtà, la bellezza per conoscere», che si è tenuta a Brescia con il sostegno della Fondazione San Benedetto, lo scorso 9 luglio si è svolto un incontro nella Cappella del Santissimo Sacramento nella chiesa di San Giovanni di fronte ai dipinti del Romanino e del Moretto. In tale occasione è stata proposta, in una sorta di dialogo a distanza, la lettura di alcuni stralci di due interventi di Pier Paolo Pasolini e di Giovanni Testori sul Romanino, il pittore bresciano anticipatore del Caravaggio. Ora sul nostro sito potete trovare i testi letti durante l’incontro da Giuseppe Frangi, nipote di Giovanni Testori, e dal professor Onorato Grassi.
Ci siamo occupati più volte della crisi demografica. Un tema reale delle cui ripercussioni sul nostro sistema di vita spesso non si è ancora pienamente consapevoli. In questi giorni si è tornati a parlare, come succede ciclicamente, di misure a sostegno della maternità che sarebbero allo studio del governo. Vedremo nei prossimi mesi se si tradurranno in fatti concreti. Al di là di tali questioni (senz’altro importanti, ci mancherebbe) però qui vogliamo soffermarci sul tema della natalità non dal punto di vista sociale o politico, ma personale. Lo facciamo riproponendovi un recente articolo di Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera che vi invitiamo a leggere. «Consiglio di fare figli», scrive. Parole che possono far discutere ma che ribaltano una prospettiva che in nome dell’autonomia individuale tende a limitare il contatto umano generando a lungo andare solo isolamento e solitudine.
Sessant’anni fa usciva nelle sale cinematografiche il film «Il Vangelo secondo Matteo» di Pier Paolo Pasolini. In un articolo su Libero Antonio Socci ripercorre la genesi di questa opera che «rappresenta anzitutto un dramma irrisolto, per il suo autore e per il mondo culturale italiano che non ha mai fatto veramente i conti con il cristianesimo». Un film, di cui si ricordano soprattutto i volti dei protagonisti, nato dopo la lettura casuale del Vangelo durante una visita del regista ad Assisi nel 1962. Quella lettura fu un incontro con la bellezza «allo stato puro» che Pasolini dirà poi di aver sperimentato solo nel Vangelo. Un incontro con la figura di Gesù che resterà in tutta la sua vita un punto di domanda sempre aperto. Pur dicendosi non credente, riferendosi a Cristo, aveva confidato: «Lo cerco dappertutto». In una lettera a don Giovanni Rossi si definiva «bloccato in un modo che solo la Grazia potrebbe sciogliere». Una tensione drammatica che non poteva accontentarsi di risposte facili e accomodanti.
Dalla bellezza della letteratura alla scoperta del Cantico dei cantici, dalla predilezione per Pasolini all’incontro con Rilke. È un’intervista a tutto campo quella con José Tolentino de Mendonça, cardinale, saggista e poeta, attualmente prefetto del dicastero vaticano per l’educazione e la cultura, pubblicata su Robinson, il settimanale culturale di Repubblica. Ne suggeriamo la lettura per la ricchezza di spunti che offre nello sguardo all’esperienza umana.