Nei giorni dedicati al ricordo dei morti ci hanno colpito le considerazioni, pubblicate su Sette, del filosofo Mauro Bonazzi, che ripercorrendo le pagine dell’Iliade dopo l’uccisione di Ettore da parte di Achille, osserva: «Gli uomini non sconfiggeranno la morte, ma possono comunque conferire un valore umano alla loro vita. Costruire qualcosa insieme. Achille e Priamo piangono insieme. Si scoprono uomini in un mondo indifferente. Riconoscersi uomini tra uomini, imparare a stare insieme. Di fronte allo scandalo della morte altro non possono fare». Dopo oltre 2700 anni queste pagine di Omero ci dicono dunque ancora qualcosa di molto vero, che ci riguarda personalmente. Sulla stessa lunghezza d’onda segnaliamo l’articolo di Giorgio Vittadini sul quotidiano online ilsussidiario.net. Il suggerimento arriva in questo caso dal don Camillo di Guareschi. È un invito al riscatto della coscienza che nell’epoca digitale, dell’iperconnessione, appare invece sempre più svuotata. «Non viviamo senza gli altri, senza una comunità prossima, e senza luoghi di appartenenza più ampi – scrive Vittadini -. Ma se questi luoghi non aprono a quei momenti di dialogo personale con noi stessi e con la verità che alberga in noi, si perde la strada, anche se si rimane in compagnia».