Segnaliamo l’intervento sul tema dell’educazione del presidente della Fondazione San Benedetto Graziano Tarantini pubblicato sul Giornale di Brescia come contributo al dibattito aperto da don Fabio Corazzina. «Dopo gli anni della pandemia si è accentuata la tendenza a guardare ai giovani riducendoli anzitutto a una serie di problemi – si legge nell’articolo -. Che si tratti di sicurezza, di disagio psicologico, di rapporto difficile con la scuola, di dipendenza dai social, ecco belle e pronte le analisi degli esperti che ci spiegano la situazione e le relative ricette da applicare. Credo invece che la prima cosa da ribaltare sia proprio questo approccio che «spezzetta» la personalità dei ragazzi a secondo dei problemi emergenti o dei contesti in cui ci si trova».
«C’era da aspettarselo: nell’Italia della vittoria della destra è cominciata subito a spirare un’aria di “passato che non passa”. Cioè una continua tendenza a riaprire i conti e a farlo sempre nel modo più aggressivo e perentorio». Lo scrive lo storico Ernesto Galli della Loggia in un commento sul Corriere. In questo caso sotto esame è «ciò che pensa del fascismo chi sta al governo». Così ogni sera nei talk televisivi si chiedono spiegazioni, chiarimenti, abiure. Siamo di fronte al solito vizio di guardare la storia con le lenti deformate dell’ideologia per meschine speculazioni politiche. Un’operazione di distrazione di massa dai problemi e dalle sfide del presente. C’è solo da voltare pagina come saggiamente ha indicato la Costituzione. «I conti con l’avversario, con il nemico – sottolinea Galli della Loggia -, vanno regolati sia pure nel modo più spietato ma sul momento. Non ottant’anni dopo aver vinto».
Giovedì si aprirà a Brescia il Mese Letterario con una serata dedicata a Giovanni Testori nel centenario della nascita. In preparazione all’incontro in questa domenica di Pasqua riproponiamo un articolo che Testori pubblicò sul Corriere nel 1981 in risposta alla lettera di Gatto Mario, un necroforo del Comune di Milano che raccontava di aver fatto da solo il funerale a una vecchietta morta in solitudine, abbandonata da tutti e per la quale anche il portone della chiesa era sbarrato. In un estremo gesto di pietà aveva sollevato il coperchio della bara per donare a quella donna il suo «sguardo miope ma amoroso e fraterno». «Lei ha fatto tutto quello che ha potuto – gli risponde Testori – lei l’ha accompagnata al cuore che non si chiude mai: quello di Cristo». È il senso della Pasqua che con l’annuncio inaudito della resurrezione ci tira letteralmente fuori dal sepolcro dell’indifferenza. Buona Pasqua!
Continua il percorso di avvicinamento al Mese Letterario che si aprirà il 13 aprile a Brescia con la serata dedicata a Giovanni Testori nel centenario della sua nascita che vedrà l’intervento dello scrittore Luca Doninelli, suo allievo e amico. Questa settimana proponiamo la sua ultima intervista rilasciata al quotidiano La Stampa nel 1993 poche settimane prima della morte. Nel libro «Una gratitudine senza debiti» Doninelli ricorda come con l’aggravarsi della malattia in Testori ci fosse «una specie di fretta, o di voglia, di strappare il velo per vedere finalmente cosa c’era dietro» l’arte e la letteratura. «Lui era sicuro che ci fosse qualcosa, che l’arte e tutto ciò che era bello non si trovassero a esistere “per nulla”, e nascondessero anzi qualcosa di meraviglioso».
Il prossimo 13 aprile si aprirà a Brescia la nuova edizione del Mese Letterario con una serata dedicata a Giovanni Testori che sarà raccontato dallo scrittore Luca Doninelli. Quest’anno ricorrono i cento anni dalla sua nascita e i trent’anni dalla sua morte. Riteniamo quindi sia un’occasione speciale per riscoprire la sua figura. Fra i maggiori scrittori italiani del dopoguerra, autore di famosi testi teatrali, critico d’arte e anche pittore, Testori fra il 1978 e il 1981 scrisse diversi articoli di commento sulla prima pagina del Corriere della Sera prendendo spunto dai fatti dell’attualità. In preparazione alla serata del 13 aprile, oggi e nelle prossime due domeniche vogliamo perciò riproporre tre di questi articoli alla vostra lettura.
Martedì 4 aprile alle 20.30 a Brescia nella chiesa di Santo Stefano in via Bonatelli 16 è in programma lo spettacolo teatrale «Secondo Orfea – Quando l’amore fa miracoli» diretto …
Mercoledì 3 maggio si è chiusa a Brescia la tredicesima edizione del Mese Letterario che ha visto un’eccezionale partecipazione di pubblico richiamato dall’alta qualità degli incontri sugli autori proposti. In prima fila all’ultima serata anche la presenza inattesa della scrittrice Anna Katharina Fröhlich, compagna del fondatore di Adelphi Roberto Calasso, accompagnata dai due figli. Leggi il comunicato conclusivo del Mese Letterario 2023.
In queste settimane si discute molto su ChatGPT, il nuovo software di intelligenza artificiale che dialoga con gli umani in linguaggio corrente ed è in grado di produrre testi scritti. Come scrive Antonio Socci su Libero dell’11 marzo, anche se il sistema verrà perfezionato non sarà mai «un pensiero in atto». Citando Federico Faggin, sottolinea che «nell’uomo c’è qualcosa di irriducibile che la macchina non potrà avere mai». Lo diceva già Socrate – «l’uomo è la sua anima» – e la sua lezione dopo oltre 2400 anni rimane più attuale che mai.
Quando nel 2010 il Mese Letterario cominciava a muovere i primi passi avevamo scelto come emblema della nostra iniziativa una frase della scrittrice americana Flannery O’Connor: «Se la vita ci soddisfacesse, fare letteratura non avrebbe alcun senso». Una frase che ci ha accompagnato per diversi anni e che ancora oggi descrive bene qual è l’origine dell’esperienza della lettura e dell’incontro con le pagine di un autore. È la stessa esperienza nella «terra inesausta della letteratura» che racconta l’insegnante e scrittore Giuseppe Montesano in un’intervista pubblicata qualche mese fa su Robinson, il settimanale culturale di Repubblica. È «il potere sovversivo della lettura». «Leggere un grande romanzo – sottolinea nell’intervista – è una forma lucida di erotismo, una forma dell’amare, che è allo stesso tempo cosciente e inconscia. Un grande romanzo come un grande amore ti chiede tutto ciò che hai: ma ti dà sempre più di quanto gli darai».
Dal prossimo 13 aprile a Brescia torna il Mese Letterario. E soprattutto ritorna «a pieno regime» dopo gli ultimi tre anni segnati dalle limitazioni dovute alla pandemia. I quattro incontri della rassegna promossa dall’Associazione Mese Letterario in collaborazione con la Fondazione San Benedetto, si svolgeranno infatti nella sede storica dell’auditorium Primo Levi (ex Balestrieri) all’Istituto Leonardo in via Balestrieri. Tutte le serate saranno completamente ed esclusivamente in presenza per privilegiare l’incontro reale. La prima serata sarà dedicata a Giovanni Testori, un autore a noi molto caro nel centenario della sua nascita, e vedrà l’intervento dello scrittore Luca Doninelli. Seguiranno gli incontri su Giovanni Verga con Valerio Capasa, su Vasilij Grossman con Giovanna Parravicini e sui tre poeti greci Ritsos, Kazantzakis e Kavafis con Edoardo Rialti. È possibile iscriversi da subito compilando il modulo di iscrizione online sul sito www.meseletterario.it
Ha fatto notizia in questi giorni la decisione dell’editore delle opere di Roald Dahl, autore di romanzi per l’infanzia pubblicati in tutto il mondo scomparso trent’anni fa, di riscrivere i suoi libri togliendo ogni riferimento al genere, alla razza, al peso e cancellando parole come «grasso», «brutto», «nano» per evitare che qualcuno si offenda. È solo l’ultimo caso di una tendenza folle che deturpa i classici della letteratura e che mutila la realtà in nome di una presunta rettitudine. Su questo tema segnaliamo il commento della scrittrice Nadia Terranova apparso sul quotidiano La Stampa che parla di rinuncia all’intelligenza. Insieme pubblichiamo anche la lettera che ci ha inviato Annalisa Brivio. A un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina una riflessione in prima persona fuori dagli schemi.