04 Luglio

Un Muti tutto da leggere

Riccardo Muti alla vigilia degli ottant’anni si racconta in una lunga intervista tutta da leggere al Corriere della Sera e descrive un mondo che non riconosce più. «E siccome non posso pretendere che il mondo si adatti a me, preferisco togliermi di mezzo. Come nel Falstaff: “Tutto declina”»
Diversi i passaggi interessanti: «L’Italia è piena di teatri del ’700 e dell’800 ancora chiusi. L’ho detto a Franceschini: riapriteli, dateli ai giovani. Formate nuove orchestre: Aiutate le centinaia di bande che languiscono, ridotte al silenzio da un anno e mezzo, con il disastro economico delle famiglie».
E ancora: «Con il Metoo, Da Ponte e Mozart finirebbero in galera. Definiscono Bach, Beethoven, Schubert “musica colonialista”: come si fa?».

27 Giugno

Il pozzo infernale

A quarant’anni dalla tragedia di Vermicino dove il piccolo Alfredino Rampi perse la vita cadendo in un pozzo nonostante i tentativi disperati di salvarlo, si torna a parlare di quella drammatica vicenda dopo la scelta di Sky di realizzare una fiction. Sul tema segnaliamo l’articolo di Giuliano Ferrara sul Foglio del 22 giugno: “Non si impastano fiction e reality con la disperazione che paralizzò l’Italia per l’incidente di Vermicino”. C’è un confine fra realtà e finzione che non può essere superato per trasformare tutto in intrattenimento.

20 Giugno

Quanti stanotte andranno a letto felici?

Rosa Montero è una nota scrittrice e giornalista spagnola. Dopo la fine del coprifuoco a Madrid ha pubblicato sul quotidiano El Pais l’articolo che segnaliamo questa settimana. Vede la folla tornare per le strade di notte dopo mesi di blocco, si percepisce il desiderio bruciante di possedere la vita. Ma quanti, si chiede, questa notte andranno a letto felici? Perché non impariamo da quel che succede?

13 Giugno

Per non accontentarsi di tornare alla normalità

Fare i conti con le domande che la pandemia ha suscitato in noi senza accontentarsi del ritorno alla normalità. In un articolo sul Corriere del 9 giugno Dario Di Vico si confronta con il libro appena pubblicato di Julian Carron “C’è speranza? Il fascino della scoperta”. «Leggendo il libro ho apprezzato da subito lo sforzo di rivolgersi a tutti, di non cercare solo platee amiche», scrive. «Ma quello che è ancor più interessante nella trama di Carrón – aggiunge – è che l’attesa si presenta come una condizione di apertura al punto da scrivere “attraverso la crepa entra la luce”. Mi sono chiesto quanti laici sarebbero disposti a sottoscrivere questa frase».

06 Giugno

L’ira e la pietà

I Måneskin nel loro ultimo successo urlano di essere “fuori” da un sistema che non li riconosce e li vuole “zitti e buoni”. E’ “il rock dell’ira”, lo definisce Alessandro D’Avenia in un articolo sul Corriere. Che cosa non viene riconosciuto? In un’altra loro canzone dicono: “Ho paura di lasciare al mondo soltanto denaro/ che il mio nome scompaia tra quelli di tutti gli altri”. L’ira – scrive D’Avenia – è “il frutto del mancato riconoscimento del nome, un sentimento oggi molto diffuso tra i giovani”. Eppure l’ira non basta, “ci vuole la pietà, questo rende l’uomo grande: rompe la dinamica oppressi/oppressori e apre al riconoscimento di sé e dell’altro”.

30 Maggio

Dentro il dramma un bene inaspettato

Può una tragedia incredibile come quella della funivia del Mottarone essere attraversata da un bene? Può la tragedia della morte di una persona amata non essere l’ultima parola sulla sua vita? Le testimonianze che proponiamo questa settimana – un articolo tratto da ilsussidiario.net sulla storia del piccolo Eitan unico sopravvissuto nella caduta della funivia e le parole lette da una figlia per la morte di sua madre dopo una lunga e dolorosa malattia – dicono di questa possibilità inaspettata, di una speranza che si fa strada dentro il dramma.

23 Maggio

Tessitori di eternità

“Ogni artista è un tessitore di eternità e non fa che tendere fili invisibili tra la nostra dimensione e l’Altrove”. L’ha scritto Massimo Gramellini sul Corriere delle Sera in occasione della morte di Franco Battiato. “Che cosa piangiamo, dunque, quando piangiamo un musicista – si domanda -? Non la persona fisica, dato che pochi di noi avevano potuto godere della sua intimità. E nemmeno le opere, che per fortuna rimangono a farci compagnia anche dopo la sua scomparsa. Forse piangiamo quel pezzo di buio che si crea all’improvviso dentro ciascuno di noi, ogni volta che si spegne una luce che, come un piccolo sole, brillava per tutti”.

16 Maggio

I cristiani senza Cristo

“Le chiese sono vuote oggi perché qualcosa si è spezzato più di mezzo secolo fa, quando erano stracolme. Una crisi profonda che non può essere risolta applicando ricette che poco hanno a che fare con il divino”. Lo scrive Matteo Matzuzzi in un articolo pubblicato sul quotidiano il Foglio lo scorso 1 maggio.

09 Maggio

Le vite spezzate e la Storia

Lo stillicidio di morti sul lavoro di questi ultimi giorni colpisce perché al di là di dati e statistiche, di denunce e recriminazioni, dietro ogni vittima c’è una vita unica. Come quella di Luana D’Orazio, operaia di vent’anni, rimasta stritolata nell’orditoio di una fabbrica tessile a Prato. Sul Corriere della Sera del 5 maggio la scrittrice Silvia Avallone ne ripercorre la storia che proponiamo alla lettura. “Lavorare e morire per quei quattro soldi che coincidono con un po’ di rispetto e di speranza: la trama della Storia è fatta soprattutto da persone così, che non hanno monumenti”. 

01 Maggio

Emily Dickinson e il mondo in una stanza

Venerdì 7 maggio alle 20.45 è in programma l’ultimo appuntamento del Mese Letterario 2021 con una serata straordinaria insieme a Edoardo Rialti su “I miei tesori perenni… Solitudine e poesia in Emily Dickinson”. Sarà possibile seguire l’incontro in diretta sul canale YouTube dell’Associazione Mese Letterario. La partecipazione è libera. Scrittore e traduttore di importanti opere della letteratura anglo-americana, Edoardo Rialti ha partecipato al Mese Letterario sin dalla prima edizione distinguendosi per la singolare capacità di rendere vivi e interessanti gli autori presentati.