Iperconnessi, viviamo in uno spazio vasto e solitario. Rimbalziamo da un click all’altro stravolti dall’ansia. Aspettiamo lo scontro, la polemica, il complotto, immersi nelle nostre comunità virtuali. Da pochi giorni è uscito in Italia il saggio di Tom Nichols “Il nemico dentro” (Luiss University Press). Proponiamo alcuni stralci da una sua recente intervista al Foglio.
Nei giorni scorsi il Papa ha aperto il Sinodo definendolo “l’avvenimento ecclesiale più importante dopo il Concilio Vaticano II”, eppure leggendo i giornali si trova poco o nulla di questo. Viene dato ampio spazio ad articoli e servizi che fanno diventare il Papa un leader ambientalista, ma di quanto sta succedendo nella Chiesa, chiamata a interrogarsi sul suo destino, non si parla. Segnaliamo perciò l’articolo di Matteo Matzuzzi pubblicato su Il Foglio del 16 ottobre dedicato al percorso sinodale avviato dal Papa. Il punto di partenza è un’evidenza: la cristianità non c’è più, la fede non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune.
Il prossimo 11 novembre ricorrono i 200 anni dalla nascita di Dostoevskij. Quel giorno a Brescia la Fondazione San Benedetto, in collaborazione con il Centro Teatrale Bresciano, la Fondazione Russia Cristiana e l’Associazione Mese Letterario, proporrà dalle 20.30 una serata speciale su Dostoevskij al Teatro Sociale. Nei prossimi giorni verrà inviata una newsletter con il programma della serata e con tutte le informazioni per partecipare. In vista di tale appuntamento questa settimana segnaliamo da ilsussidiario.net l’intervento di Mauro Giuseppe Lepori in occasione della presentazione a Roma della nuova edizione del libro di Vladimir Solov’ëv su Dostoevskij.
A 35 anni dalla sua morte un libro-inchiesta svela un aspetto sconosciuto dell’artista dell’eccesso. Come racconta Antonio Socci in un articolo su Libero del 27 settembre il re della pop-art era profondamente ancorato alla fede cattolica. Non a caso il punto di arrivo della sua opera fu la mostra dedicata all’Ultima Cena di Leonardo che allestì a Milano nel 1987. Quasi un testamento spirituale.
Due figlie che con il loro fidanzato uccidono la madre. Il caso dell’omicidio della ex vigilessa in Val Camonica lascia senza parole. E’ la fredda lucidità del male coperta dalle menzogne. “Eppure è una possibilità presente, per tutti. Non serve un curriculum criminale e non è colpa della società”, si legge nell’editoriale di Piergiorgio Chiarini su Bresciaoggi. Di fronte a questo “restano le domande su quale sia il senso di tutto ciò, per non lasciare che l’ultima parola sia quella di un male diabolico e invisibile che altera la misura stessa dell’umanità”.
Jadwiga Pinderska Lech, presidente della Fondazione vittime di Auschwitz-Birkenau, tiene viva la memoria di quanto avvenne nel campo di sterminio. Oggi lavora ad Auschwitz nella stanza che fu di Eduard Wirths, il capo di Mengele. In un’intervista al Corriere ripercorre la sua esperienza con un finale spiazzante tutto da leggere.
L’11 Settembre è solo un anniversario da ricordare, destinato a sbiadirsi nell’inevitabile scorrere del tempo? Riro Maniscalco quel giorno di vent’anni fa era a New York. Lo ricorda su ilsussidiario.net e aggiunge: “Quello che spero di non dimenticare mai è quel desiderio, quella fame di vita che quel giorno ci assalì tutti, quella percezione netta di ciò che nella nostra esistenza conta e di quello che non conta, di quel che ha valore e quel che non ne ha, che siamo fatti per la vita e non per la morte, quel lampo di consapevolezza che ti fa vedere quanto siamo affamati di bene e capaci di male”.
Ritorna da oggi il nostro appuntamento domenicale con «Fissiamo il pensiero». Lo riproponiamo visto il successo e il seguito che ha avuto nel corso dell’ultimo anno. Nel marasma di informazioni, dati e commenti che ogni giorno ci piovono addosso è un’occasione per richiamare l’attenzione su fatti, notizie e giudizi che meritano di essere sottratti alla generale distrazione. La proposta di oggi è l’intervista tratta da Bresciaoggi del 2 settembre allo scrittore e blogger Paolo Nori, finalista al Premio Campiello, per il suo libro Sanguina ancora (Mondadori) dedicato all’«incredibile vita» di Fëdor Dostoevskij.
Quello di oggi è l’ultimo «Fissiamo il pensiero» prima di una breve pausa estiva. Proponiamo la lettura del commento di Massimo Gramellini dal Corriere dell’8 luglio dedicato al gesto dell’allenatore della nazionale spagnola Luis Enrique dopo la sconfitta nella partita con l’Italia che ha colpito molti. L’estate e le vacanze possono essere anche un’occasione favorevole per riscoprire la bellezza di leggere. Insieme all’appuntamento di questa settimana troverete perciò anche alcuni suggerimenti di libri che vi segnaliamo per la lettura.
Riccardo Muti alla vigilia degli ottant’anni si racconta in una lunga intervista tutta da leggere al Corriere della Sera e descrive un mondo che non riconosce più. «E siccome non posso pretendere che il mondo si adatti a me, preferisco togliermi di mezzo. Come nel Falstaff: “Tutto declina”»
Diversi i passaggi interessanti: «L’Italia è piena di teatri del ’700 e dell’800 ancora chiusi. L’ho detto a Franceschini: riapriteli, dateli ai giovani. Formate nuove orchestre: Aiutate le centinaia di bande che languiscono, ridotte al silenzio da un anno e mezzo, con il disastro economico delle famiglie».
E ancora: «Con il Metoo, Da Ponte e Mozart finirebbero in galera. Definiscono Bach, Beethoven, Schubert “musica colonialista”: come si fa?».
A quarant’anni dalla tragedia di Vermicino dove il piccolo Alfredino Rampi perse la vita cadendo in un pozzo nonostante i tentativi disperati di salvarlo, si torna a parlare di quella drammatica vicenda dopo la scelta di Sky di realizzare una fiction. Sul tema segnaliamo l’articolo di Giuliano Ferrara sul Foglio del 22 giugno: “Non si impastano fiction e reality con la disperazione che paralizzò l’Italia per l’incidente di Vermicino”. C’è un confine fra realtà e finzione che non può essere superato per trasformare tutto in intrattenimento.
Rosa Montero è una nota scrittrice e giornalista spagnola. Dopo la fine del coprifuoco a Madrid ha pubblicato sul quotidiano El Pais l’articolo che segnaliamo questa settimana. Vede la folla tornare per le strade di notte dopo mesi di blocco, si percepisce il desiderio bruciante di possedere la vita. Ma quanti, si chiede, questa notte andranno a letto felici? Perché non impariamo da quel che succede?