Testori, l’ultimo maestro
Dopo il ’68 che aveva decapitato le figure di riferimento, lo scrittore mostrò come ci si poteva ancora donare ai giovani. Il libro di Doninelli. (Da Avvenire di Massimo Onofri)
Il libro di Luca Doninelli, Una gratitudine senza debiti. Giovanni Testori, un maestro, pubblicato da La nave di Teseo (pagine 128, euro 12,00), non è solo un tributo a uno dei più importanti scrittori e drammaturghi del secondo Novecento italiano. Intanto –per cominciare col dato meno ovvio – perché si tratta anche d’un dissimulato e rapsodico manifesto di poetica: basterebbe pensare a quella paginetta in cui Doninelli, parlando dell’idea da cui è germinato il suo romanzo I due fratelli (1990), ricorda come questa gli provenisse da una certa idea di Novecento, l’idea d’un secolo «fatto di due metà completamente diverse», formulata in una lezione al liceo scientifico. Poi per il fatto che siamo di fronte a un capitolo d’autobiografia, entro cui s’accampano figure di amici e sodali: mi limito a citare, puro esempio d’umana soavità e dedizione, Emanuele Banterle, precocemente scomparso nel 2011, il quale fondò con Testori nel 1983 la Compagnia del Teatro degli Incamminati, con lo scopo di mettersi a disposizione come regista, insieme a un gruppo d’attori, per rappresentare le opere del Maestro.