Mentre a Brescia è in pieno svolgimento il Mese Letterario con una straordinaria risposta di pubblico, nel nostro appuntamento domenicale, questa settimana vogliamo segnalare la bella intervista rilasciata da Sergio Mattarella al Corriere in occasione dell’apertura a Parigi del Festival del libro. Il presidente della Repubblica sottolinea che «il libro, come ogni altra modalità di espressione della creatività umana, rappresenta uno strumento di condivisione della conoscenza. Leggere è essenziale, (…) potrebbe aiutarci a comprendere lo spirito con cui va guardato il mondo». Non è la prima volta che Mattarella interviene pubblicamente per affermare il valore della lettura. In questa occasione ricordiamo anche la lettera autografa che nel 2015 inviò alla Fondazione San Benedetto per esprimere il suo vivo apprezzamento per l’iniziativa del Mese Letterario. È l’unica personalità con un ruolo pubblico ad averlo fatto in questi anni e gliene siamo grati.
«C’era da aspettarselo: nell’Italia della vittoria della destra è cominciata subito a spirare un’aria di “passato che non passa”. Cioè una continua tendenza a riaprire i conti e a farlo sempre nel modo più aggressivo e perentorio». Lo scrive lo storico Ernesto Galli della Loggia in un commento sul Corriere. In questo caso sotto esame è «ciò che pensa del fascismo chi sta al governo». Così ogni sera nei talk televisivi si chiedono spiegazioni, chiarimenti, abiure. Siamo di fronte al solito vizio di guardare la storia con le lenti deformate dell’ideologia per meschine speculazioni politiche. Un’operazione di distrazione di massa dai problemi e dalle sfide del presente. C’è solo da voltare pagina come saggiamente ha indicato la Costituzione. «I conti con l’avversario, con il nemico – sottolinea Galli della Loggia -, vanno regolati sia pure nel modo più spietato ma sul momento. Non ottant’anni dopo aver vinto».
Giovedì si aprirà a Brescia il Mese Letterario con una serata dedicata a Giovanni Testori nel centenario della nascita. In preparazione all’incontro in questa domenica di Pasqua riproponiamo un articolo che Testori pubblicò sul Corriere nel 1981 in risposta alla lettera di Gatto Mario, un necroforo del Comune di Milano che raccontava di aver fatto da solo il funerale a una vecchietta morta in solitudine, abbandonata da tutti e per la quale anche il portone della chiesa era sbarrato. In un estremo gesto di pietà aveva sollevato il coperchio della bara per donare a quella donna il suo «sguardo miope ma amoroso e fraterno». «Lei ha fatto tutto quello che ha potuto – gli risponde Testori – lei l’ha accompagnata al cuore che non si chiude mai: quello di Cristo». È il senso della Pasqua che con l’annuncio inaudito della resurrezione ci tira letteralmente fuori dal sepolcro dell’indifferenza. Buona Pasqua!
Continua il percorso di avvicinamento al Mese Letterario che si aprirà il 13 aprile a Brescia con la serata dedicata a Giovanni Testori nel centenario della sua nascita che vedrà l’intervento dello scrittore Luca Doninelli, suo allievo e amico. Questa settimana proponiamo la sua ultima intervista rilasciata al quotidiano La Stampa nel 1993 poche settimane prima della morte. Nel libro «Una gratitudine senza debiti» Doninelli ricorda come con l’aggravarsi della malattia in Testori ci fosse «una specie di fretta, o di voglia, di strappare il velo per vedere finalmente cosa c’era dietro» l’arte e la letteratura. «Lui era sicuro che ci fosse qualcosa, che l’arte e tutto ciò che era bello non si trovassero a esistere “per nulla”, e nascondessero anzi qualcosa di meraviglioso».
Il prossimo 13 aprile si aprirà a Brescia la nuova edizione del Mese Letterario con una serata dedicata a Giovanni Testori che sarà raccontato dallo scrittore Luca Doninelli. Quest’anno ricorrono i cento anni dalla sua nascita e i trent’anni dalla sua morte. Riteniamo quindi sia un’occasione speciale per riscoprire la sua figura. Fra i maggiori scrittori italiani del dopoguerra, autore di famosi testi teatrali, critico d’arte e anche pittore, Testori fra il 1978 e il 1981 scrisse diversi articoli di commento sulla prima pagina del Corriere della Sera prendendo spunto dai fatti dell’attualità. In preparazione alla serata del 13 aprile, oggi e nelle prossime due domeniche vogliamo perciò riproporre tre di questi articoli alla vostra lettura.
In queste settimane si discute molto su ChatGPT, il nuovo software di intelligenza artificiale che dialoga con gli umani in linguaggio corrente ed è in grado di produrre testi scritti. Come scrive Antonio Socci su Libero dell’11 marzo, anche se il sistema verrà perfezionato non sarà mai «un pensiero in atto». Citando Federico Faggin, sottolinea che «nell’uomo c’è qualcosa di irriducibile che la macchina non potrà avere mai». Lo diceva già Socrate – «l’uomo è la sua anima» – e la sua lezione dopo oltre 2400 anni rimane più attuale che mai.
Quando nel 2010 il Mese Letterario cominciava a muovere i primi passi avevamo scelto come emblema della nostra iniziativa una frase della scrittrice americana Flannery O’Connor: «Se la vita ci soddisfacesse, fare letteratura non avrebbe alcun senso». Una frase che ci ha accompagnato per diversi anni e che ancora oggi descrive bene qual è l’origine dell’esperienza della lettura e dell’incontro con le pagine di un autore. È la stessa esperienza nella «terra inesausta della letteratura» che racconta l’insegnante e scrittore Giuseppe Montesano in un’intervista pubblicata qualche mese fa su Robinson, il settimanale culturale di Repubblica. È «il potere sovversivo della lettura». «Leggere un grande romanzo – sottolinea nell’intervista – è una forma lucida di erotismo, una forma dell’amare, che è allo stesso tempo cosciente e inconscia. Un grande romanzo come un grande amore ti chiede tutto ciò che hai: ma ti dà sempre più di quanto gli darai».
Dal prossimo 13 aprile a Brescia torna il Mese Letterario. E soprattutto ritorna «a pieno regime» dopo gli ultimi tre anni segnati dalle limitazioni dovute alla pandemia. I quattro incontri della rassegna promossa dall’Associazione Mese Letterario in collaborazione con la Fondazione San Benedetto, si svolgeranno infatti nella sede storica dell’auditorium Primo Levi (ex Balestrieri) all’Istituto Leonardo in via Balestrieri. Tutte le serate saranno completamente ed esclusivamente in presenza per privilegiare l’incontro reale. La prima serata sarà dedicata a Giovanni Testori, un autore a noi molto caro nel centenario della sua nascita, e vedrà l’intervento dello scrittore Luca Doninelli. Seguiranno gli incontri su Giovanni Verga con Valerio Capasa, su Vasilij Grossman con Giovanna Parravicini e sui tre poeti greci Ritsos, Kazantzakis e Kavafis con Edoardo Rialti. È possibile iscriversi da subito compilando il modulo di iscrizione online sul sito www.meseletterario.it
Ha fatto notizia in questi giorni la decisione dell’editore delle opere di Roald Dahl, autore di romanzi per l’infanzia pubblicati in tutto il mondo scomparso trent’anni fa, di riscrivere i suoi libri togliendo ogni riferimento al genere, alla razza, al peso e cancellando parole come «grasso», «brutto», «nano» per evitare che qualcuno si offenda. È solo l’ultimo caso di una tendenza folle che deturpa i classici della letteratura e che mutila la realtà in nome di una presunta rettitudine. Su questo tema segnaliamo il commento della scrittrice Nadia Terranova apparso sul quotidiano La Stampa che parla di rinuncia all’intelligenza. Insieme pubblichiamo anche la lettera che ci ha inviato Annalisa Brivio. A un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina una riflessione in prima persona fuori dagli schemi.
«Mi piace pensare alla cultura come al saper vivere. Potremmo dire che la cultura è l’autocoscienza della vita stessa. All’opposto della cultura sta un’ignoranza che non è interessata a ricercare il senso delle cose. Il nemico da combattere è l’indifferenza, il lasciarsi vivere, la superficialità, la chiacchiera, lo slogan, la battuta, un sentire istintivo». È un passaggio dell’omelia pronunciata dal vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada il 15 febbraio nella festa dei santi patroni Faustino e Giovita e di cui riproponiamo il testo integrale sul nostro sito. Un intervento di grande spessore tutto da leggere nell’anno in cui Brescia è insieme a Bergamo Capitale della cultura. Per noi è anche l’occasione per esprimere il nostro bentornato al vescovo dopo il lungo periodo di assenza per la malattia. A lui rinnoviamo la nostra vicinanza e il nostro sostegno.
Il terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria, in questo caso accanendosi su popolazioni già martoriate dalla guerra che dura da quasi 12 anni, lascia senza fiato. «Un insostenibile male», come lo definisce Marina Corradi su Avvenire, «non trovando risposta né pace, di fronte al dolore innocente». Questa immensa tragedia colpisce una terra a cui come Fondazione San Benedetto siamo particolarmente legati. Nel 2017 abbiamo avuto ospite a Brescia il parroco latino di Aleppo padre Ibrahim Alsabagh che ci ha testimoniato la difficilissima situazione della città rasa al suolo dai bombardamenti e ostaggio della guerriglia. Da allora raccogliendo il suo appello come fondazione ci siamo fatti carico di contribuire alla ricostruzione. Nel 2019 ad Aleppo è stata così inaugurata una palazzina sventrata dalle bombe e poi riedificata che adesso ha ridato una casa a otto famiglie. Il primo frutto di un impegno che continua.
In questi giorni ha colpito la notizia del suicidio di una studentessa all’interno di un’università milanese. Un fatto che per un attimo obbliga a porsi domande che normalmente rimangono sepolte e dimenticate nella distrazione generale. Davanti a queste notizie vengono in mente gli articoli in cui il grande scrittore e drammaturgo Giovanni Testori sul Corriere e sul settimanale Il Sabato si occupava di drammatici fatti di cronaca. Come scrive Alessandro Gnocchi su il Giornale, Testori «sapeva cogliere l’eterno nelle storie considerate piccole soltanto da chi non era capace di comprenderle davvero». Quest’anno ricorre il centenario della nascita di Testori e a lui sarà dedicata la serata di apertura del Mese Letterario il 13 aprile. Un’occasione per riscoprirlo. Leggendo Testori, scrive Gnocchi, «si rimane stupefatti: dove sono finiti i corsari da prima pagina, i Testori, i Pasolini, gli Sciascia e gli Arbasino?»