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“Il grido e la speranza” – Giovedì 29 novembre

  • Data 14 Novembre 2018

Giovedì 29 novembre alle 20.30 a Brescia nell’auditorium degli Artigianelli è in programma l’incontro promosso dalla Fondazione San Benedetto. con Silvio Cattarina e alcuni giovani della comunità «L’Imprevisto» di Pesaro. Tema dell’appuntamento «Il grido e la speranza – Storie di giovani perduti e ritrovati». Cattarina a partire dagli anni ‘90 ha dato vita alla comunità terapeutica educativa «L’Imprevisto» che ha accolto centinaia di minori devianti e tossicodipendenti. Recentemente ha pubblicato per le edizioni Itaca un libro che racconta questa esperienza straordinaria.

Come preparazione all’incontro segnaliamo l’articolo di Cattarina pubblicato sul sito ilsussidiario.net sul nuovo allarme droga (https://www.ilsussidiario.net/news/cronaca/2018/11/14/a-milano-un-morto-di-droga-ogni-2-giorni-quelle-lacrime-che-possono-far-uscire-dal-degrado/1805653/) e la prefazione del libro scritta dal noto psichiatra Eugenio Borgna di cui riportiamo di seguito un estratto.

L’adolescenza, la giovinezza, la tossicodipendenza, le molteplici strade che portano a questa dolorosa e non infrequente condizione di vita, i diversi modi di riviverla interiormente e di manifestarla, la salvezza che rinasce da una vita di comunità animata dalla parola e dalla testimonianza di volontari dotati di fede e di speranza, sono le linee tematiche di questo libro che è la raccolta di frammenti di storie di vita di ragazze e di ragazzi che, come attori su di un immaginario palcoscenico, si succedono le une agli altri; affascinando, e insieme contagiando, chi legga il libro. Sono storie di vita diverse nella loro insorgenza e nella loro evoluzione, e nondimeno sigillate da un comune destino di dolore del corpo e dell’anima, di solitudine e di abbandono, di attese e di speranze infrante, di isolamento e di disperazione, che sconfina nella ricerca della droga come condizione artificiale di vita che consenta, ma invano, di sfuggire al dolore e alla solitudine.

La droga, l’impulso inevitabile a ricercarla e ad accrescerne le dosi, non ferisce e non fa sanguinare solo l’anima e il corpo ma non di rado diviene occasione di aggressività e di violenza, e nondimeno questo libro dimostra come ci si possa liberare. Non è un libro che illustri astrattamente gli abissi esistenziali e morali a cui porta la droga, perché di essi parlano invece le ragazze e i ragazzi che l’hanno sperimentata e ne descrivono i motivi diversi, strazianti; e già questo è un grande merito del libro: fare conoscere le illusioni e le tragedie delle tossicodipendenze nel loro nascere, e nel loro liberarsene.
La cosa, che ancora più sconvolge, è leggere come la vita di comunità, le parole e i modelli proposti da chi l’ha ideata, e l’ha realizzata, abbiano creato cambiamenti radicali e, anzi, rivoluzionari, nelle emozioni e nei programmi di vita delle ragazze e dei ragazzi. I bellissimi commenti, li leggiamo commossi, alle loro parole, scritti dal fondatore delle comunità, Silvio Cattarina, ci aiutano a comprendere, o almeno a intuire, i motivi di questi cambiamenti: sono commenti animati dalla luce della fede, della misericordia, del perdono e della speranza. Sono cambiamenti che la ragione non basta in alcun modo a spiegare se non fosse accompagnata e trasfigurata dal cuore, dalle ragioni del cuore, e dall’accoglienza del mistero come dimensione inalienabile della vita.

Le comunità in cui queste ragazze e questi ragazzi vivono, risalendo dagli abissi della disperazione e rivedendo la luce della fede e della speranza, dell’amicizia e della solidarietà, hanno un nome che nella sua semplicità apre a un futuro che è al di là di ogni programmazione e di ogni previsione mondana, è questo: L’Imprevisto. Lo si può intendere come indicazione che, come diceva Shakespeare – del quale viene data dalle ragazze e dai ragazzi una splendida rappresentazione dell’Amleto -, ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne conoscano le nostre filosofie e le nostre ideologie, ma anche, e soprattutto, come indicazione che in vita non si può mai spegnere la speranza che è apertura al futuro: nemmeno nelle più profonde notti dell’anima.

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