“Ho pensato a Eluana, ma non era la scelta giusta”
Il figlio Ignazio ha avuto un incidente con danni irreversibili nel 1988: “Ognuno ha il diritto di decidere cosa sia meglio” (Da la Repubblica di Oriana Liso)
Nei prossimi giorni avrebbe firmato il contratto di assunzione per una assistente: “Ho 77 anni, anche mia moglie non è più giovane, e da tempo pensavamo a chi si sarebbe preso cura di Cito quando non saremmo più stati in grado”. Quel contratto, quel pensiero al ‘dopo di noi’ che è comune a tante famiglie, non serve più: Ignazio Okamoto, da 31 anni in coma, è morto due giorni fa nella sua casa di Collebeato, a Brescia, con accanto suo padre Hector e sua madre Marisa.
Signor Okamoto, come si decide di assistere in casa, per tanti anni, il proprio figlio?
“Per noi non è stata una decisione su cui abbiamo ragionato tanto: pur avendo qui in zona tante strutture che avrebbero potuto accogliere Cito (il diminutivo che usavano in famiglia per Ignazio, ndr), abbiamo quasi subito voluto che stesse con noi. Era quello che andava fatto, e che mi sentivo di fare”.
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