Il movimento delle «sardine» e il limite dell’unione per il «tifo contro»
Ha galvanizzato i resistenti. Ma può anche servire a spostare davvero consensi, allontanandoli da Salvini? Di questo è lecito dubitare (Dal Corriere della Sera di Antonio Polito)
Il «tifo contro» è molto diffuso negli stadi italiani, ma anche unanimemente considerato una forma non particolarmente civile di partecipazione sportiva. Invece il «tifo contro» in politica è stato da tempo sdoganato come una manifestazione di resistenza legittima al nemico di turno. Le «sardine» sono per questo l’ennesimo fatto nuovo della politica italiana, giovani non inquadrati in partiti politici (ma ormai i partiti politici sempre più raramente sono in grado di inquadrare chicchessia), spinti dalla loro fede democratica a farsi sentire ovunque si faccia sentire Salvini. Non c’è dubbio che una forma così pacifica e anche così allegra di partecipazione politica sia la benvenuta, in mezzo a tanta indifferenza, astensionismo e noia. A Bologna per esempio è servita a far sentire meno soli quei tanti (o almeno non pochi) cui Salvini non piace, e a convincerli che la partita del consenso non è persa. Ha galvanizzato i resistenti. Ma può anche servire a spostare davvero consensi, allontanandoli da Salvini? Di questo è lecito dubitare.