“Noi prof, continuamente al bivio tra educazione e plagio”
Molti docenti credono di educare, invece favoriscono la riduzione dell’apprendimento al plagio. Pretendono dagli studenti la ripetizione di sé stessi. (Da ilsussidiario.net di Valerio Capasa)
Adesso torneremo a far domande, a interrogare. Dai test d’ingresso in poi, chissà quanti miliardi di quesiti, nelle classi italiane, voleranno nell’aria, chissà quante parole e definizioni e date vorremo sapere dai nostri alunni. Aspetteremo risposte, possibilmente giuste, per verificare competenze, per raggiungere obiettivi, perché certe cose non si può non conoscerle. Però, però… faremo domande di cui sappiamo già la risposta. E qui comincia la tragedia. Non saranno vere domande: vorremo sentirci ripetere quel che già sappiamo. “Io lo so, voi non lo sapete, quindi ora io lo dico a voi, così poi voi lo ridite a me”: logica aberrante, Sisifo che spinge e rispinge in eterno il suo macigno. Investigazioni, il cui brivido estremo sarà sentir ripetere noi stessi – c’è chi pretende i suoi appunti, le sue parole, il suo libro – o cogliere in castagna chi non riesce a ripetere noi stessi (due studenti, peraltro, cugini nella mediocrità: “tu vuoi sentirti dire questo, e io te lo dico”; un bravo e un cattivo ripetitore, ma pur sempre due ripetitori depensanti).