Essere umani, essere Battisti
Le vittime e il marcire. La galera ti insegna che anche un Battisti colpevole di quei delitti di quarant’anni fa può fare da capro espiatorio del giorno d’oggi: basta esagerare (Da Il Foglio di Adriano Sofri)
Sono un essere umano, non c’è niente di umano che mi sia estraneo. Ho quello che, alla lunga, può considerarsi un vantaggio ed è comunque una differenza: una conoscenza intima della giustizia e della galera. Mettersi nei panni altrui, è un modo essenziale di essere umani, anche nei panni più loschi. Fred Vargas, scienziata e scrittrice, si impegnò senza riserve nella difesa di Cesare Battisti, convinta che un pregiudizio politico pesasse in modo determinante sui suoi processi. Immaginate di essere Fred Vargas e di leggere le parole con le quali l’uomo forte del governo italiano, ufficialmente suo ministro dell’Interno, chiosava la cattura di Battisti: “L’abbiamo preso. E ora dovrà marcire in galera fino all’ultimo giorno”. Nei panni di Fred Vargas, avrei provato orrore e spavento e mi sarei confermato nella mia diffidenza verso lo stato italiano. Non ho letto gli atti dei processi di Battisti e nemmeno i libri che gli sono stati dedicati, non posso dirne niente.