Così la “peste” azzera i nostri destini e riscrive la nostra storia
Il capolavoro di Albert Camus “La peste”, ovvero la struttura originaria e il mutamento del carattere degli uomini dentro un’epidemia contemporanea (Da ilsussidiario.net, di Giacomo Scanzi)
Il virus non è solo una questione medica ed epidemiologica. È un fattore di rimodulazione antropologica. E questo lo racconta bene, ancor prima che il cronista o il sociologo, la grande letteratura. A partire dal grande capolavoro di Albert Camus, “La peste”, attento a individuare la struttura originaria e il mutamento del carattere degli uomini dentro un’epidemia contemporanea. Si sa, già la malattia di per sé introduce cambiamenti significativi nell’umanità del singolo. Ma quando ci si trova di fronte a un’epidemia, la questione assume caratteristiche affatto differenti. Fuori dalla solitudine connotata dalle esigenze inesorabili del destino, è nella moltitudine che i rivolgimenti dell’umano si ridefiniscono in un magmatico contagio. Così, nel prima, nel durante e nel dopo, le società si ritrovano contaminate e cicatrizzate in una nuova identità.