Una settimana fa il crollo di un pezzo di ghiacciaio sulla Marmolada ha seminato morte in alta quota. Di fronte a quanto successo c’è chi non resiste al bisogno di spiegare tutto e di trovare a tutti i costi un colpevole. In realtà è una tragedia che ci spiazza e ci sconcerta per la sua imprevedibilità che va oltre le nostre risposte facili e accomodanti. Come scrive Monica Mondo nell’articolo pubblicato da ilsussidiario.net che segnaliamo questa settimana, sono tante le domande che si aprono. Perché quelle vittime, perché a quell’ora? Perché Dio – se c’è – permette questo male?
La storia è spesso fatta da persone che nessuno conosce e che, lontano dai riflettori e nella disattenzione generale, fanno azioni e compiono iniziative destinate a lasciare un segno del tutto imprevedibile. È il caso di Antonietta Tartagni, un’insegnante di Forlì morta pochi giorni fa. Il Foglio le ha dedicato un articolo perché a lei si deve nel 1979 la prima traduzione in Italia e in Europa de “Il potere dei senza potere”, il libro-manifesto di Václav Havel, drammaturgo ceco allora in carcere a Praga in quanto esponente di punta del dissenso al regime comunista. Il libro arrivato in Italia in modo rocambolesco racconta il tentativo di vivere nella verità nella Cecoslovacchia comunista da cui partì la Rivoluzione di velluto che nel 1989, in modo assolutamente non violento, portò al rovesciamento del regime e all’elezione proprio di Havel alla presidenza della repubblica.
Venerdì la Corte suprema Usa ha stabilito, con una sentenza storica che sta facendo discutere, che non esiste un diritto costituzionale all’aborto. Oltre le strumentalizzazioni politiche e le reazioni ideologiche cerchiamo attraverso l’articolo di Maurizio Crippa sul Foglio, di comprendere il significato di tale pronunciamento che riapre il confronto su un tema controverso come quello dell’aborto.
Questa settimana vogliamo anzitutto esprimere vicinanza con l’amicizia e la preghiera al nostro vescovo monsignor Pierantonio Tremolada che si trova a vivere un difficile momento di prova per le sue condizioni di salute. «Ci sono dei momenti della vita in cui si capisce di più cos’è la fede – ha detto nel suo messaggio pochi giorni fa -, ti guardi avanti e vedi che tutto è incerto. Qui possiamo comprenderne la sua importanza, se puntiamo solo su noi stessi in queste fasi siamo estremamente fragili». Inoltre invitiamo all’ascolto del Canto notturno di un pastore errante dell’Asia di Giacomo Leopardi che bene esprime, come solo la poesia sa fare, il dramma della sproporzione fra la nostra esistenza effimera e l’eterno. A torto Leopardi è stato spesso bollato come pessimista, mentre il suo invece è il realismo autentico di chi non accetta di ridurre o di censurare le domande più profonde.
Immersi nel rumore di fondo della distrazione «fare silenzio» pare essere diventato qualcosa di inutile o di riservato a momenti particolari. «Sul silenzio regna una certa confusione», scrive Sergio Belardinelli in un articolo sul Foglio. «Con la “morte di Dio”, proclamata ai quattro venti come una liberazione – sottolinea -, sembra non esserci più traccia del sacro; del silenzio abbiamo una paura molto più profonda di quella dei bambini; quanto al sacrificio, esso si presenta ormai semplicemente come un ostacolo alla nostra libertà e al nostro desiderio di autorealizzazione. Ma tutto questo è soltanto un’illusione».
Il cardinale Matteo Zuppi è il nuovo presidente dei vescovi italiani. Nelle sue prime dichiarazioni obiettivi e programmi del suo mandato che apre una nuova fase della vita della Chiesa in Italia che merita di essere guardata con attenzione, come si può vedere nell’intervista rilasciata a Tv2000. Insieme riproponiamo un’intervista al cardinale pubblicata lo scorso anno sul Sole 24 Ore nella quale affermava: «Se tu conservi la tua vita, la perdi. Noi italiani siamo impauriti e impazienti. Abbiamo accumulato tanto rancore».
Proponiamo dagli Stati Uniti la testimonianza di Riro Maniscalco, pubblicata dal quotidiano online ilsussidiario.net, dopo la nuova strage avvenuta in una scuola a Uvalde in Texas dove il 18enne Salvador Rolando Ramos ha ucciso 19 bambini e due maestre. “Anche riuscissimo a togliere le armi di mezzo – scrive -, la grande domanda resta: da dove viene fuori tanto furore? Da dove vengono fuori i Salvador Rolando Ramos di Uvalde, gli Adam Lanza di Sandy Hook e tutti gli altri? Dove comincia la parabola perversa che porta a perdere totalmente il senso del valore della vita propria ed altrui?”
E’ disponibile il video dell’incontro che si è svolto giovedì 26 maggio nell’Aula Magna dell’Università Cattolica a Brescia promosso dalla Fondazione San Benedetto in occasione del centenario di don Luigi Giussani. Sono intervenuti Franco Branciaroli, attore, Aldo Brandirali, fondatore di Servire il popolo, Rocco Buttiglione, filosofo.
In vista dell’incontro in programma il 26 maggio a Brescia in occasione del centenario della nascita di don Giussani proponiamo la lettura dell’articolo di Massimo Borghesi pubblicato sul quotidiano online ilsussidiario.net. Tratta di due episodi della vita di don Giussani che riguardano Pasolini e Testori. Un incontro mancato il primo, l’altro avvenuto. Se la fede non si rinnova come incontro, si perde.
La guerra in corso in Ucraina sta mostrando un’Europa divisa e gregaria. Al contrario, proprio l’Europa avrebbe le maggiori risorse per farsi promotrice di pace. «La domanda cruciale da porsi – scrive Maurizio Vitali in un articolo sul quotidiano online ilsussidiario.net -, senza tema di essere tacciati di cerchiobottismo o filo-putinismo, è questa: si sta realmente lavorando per la pace? Non è un interrogativo peregrino, è l’interrogativo che si pongono le coscienze non anestetizzate dalla propaganda».
In una foto della Associated Press scattata vicino a Kharkiv, in una zona riconquistata dagli ucraini, si vedono quattro cadaveri di soldati russi, spostati in modo da formare una Zeta sull’asfalto con due corpi per il lato obliquo e due per quelli orizzontali. Ne parla Marina Corradi in un commento su Avvenire. La foto «mostra qualcosa che non vorremmo vedere: la crudeltà di cui possono essere capaci anche le vittime. La bestialità può scatenare disumanità anche nelle vittime. In guerra si respira veleno, un veleno che trasfigura».
I cosiddetti «consumi culturali» crollano. I cinema sono in crisi, e ai teatri non va meglio, per non parlare di libri e giornali. In un articolo sul Foglio Marco Lodoli racconta che alcuni suoi studenti gli hanno confessato di non andare più al cinema perché non riescono più «a stare seduti, zitti e buoni per due ore, a concentrarsi così a lungo». Certo le abitudini cambiano, ma dietro tutto questo c’è una drammatica incapacità di quell’«attenzione necessaria per ascoltare». Così «stiamo fermi, aspettiamo di capire cosa accadrà, buttiamo l’occhio di continuo sul telefonino».