Con un commento molto acuto pubblicato sul Sole 24Ore del 7 gennaio Giulio Tremonti ha recensito il libro di Joseph Ratzinger «La vera Europa. Identità e missione». In un mondo dominato «dal nuovo denaro telematico» diventato una particolare «forma di trascendenza, con il surreale al posto del reale», cos’è l’Europa oggi? «Dopo la pandemia – sottolinea Tremonti – ha preso la forma nuova di un “benevolo” e post-moderno Leviatano. Al posto e in luogo del mercato, più o meno fallito, torna più o meno potente la mano pubblica. Il nuovo Leviatano sviluppa infatti la sua azione dirigistica nella forma di una serie di “piani”. Piani per la transizione digitale,
per la transizione verde e, in generale, per una nuova architettura sociale».
In vista del Natale questa settimana proponiamo alcuni stralci da un meditazione, che risale al 1931, di Edith Stein sul mistero della Natività. Filosofa, di origini ebraiche, allieva di Husserl, dall’ateismo si convertì al cattolicesimo. Morirà in una camera a gas nel campo di sterminio di Auschwitz. Proclamata santa, è patrona dell’Europa. Il suo Natale non è quello incantevole e rassicurante comunemente celebrato, ma appare sconcertante e a tratti scandaloso. Un’occasione per capire meglio che cosa, che ci si creda oppure no, ci spingerà nei prossimi giorni a dire “auguri” a chi ci sta accanto. Buon Natale!
Si può anche immaginare un Paese migliore, con diversi cambiamenti e svolte, ma occorre che ci sia un elemento fondamentale, quello soggettivo. In un articolo su ilsussidiario.net Giorgio Vittadini si chiede se “stiamo diventando un Paese migliore, se l’Italia si sta avviando lungo una strada che la porterà (di nuovo) a essere un luogo attrattivo, in cui è bello vivere, in cui trovare opportunità inedite per realizzare la vita di chi vi abita e magari per offrirne anche ad altri?” Si potrebbero fare lunghe analisi, ma spesso manca un punto determinante: il soggetto di questo cambiamento.
Dalle pagine di Bresciaoggi del 2 dicembre segnaliamo la lettera-testimonianza di Annalisa Brivio. Da un “banale” incidente nella stazione di piazza Vittoria della metropolitana di Brescia una riflessione “non banale” sul doppio volto della realtà fra indifferenza e incoscienza, da una parte, e amorevole attenzione, dall’altra. “Questa esperienza – scrive – mi ha insegnato molto: mi ha lasciato tanta speranza nel cuore e alcune domande aperte”.
Nell’anno della pandemia, i governi hanno messo in campo ulteriore spesa pubblica per circa il 16% del Pil mondiale. E’ davvero questa la strada giusta mentre ogni giorno di discute di aiuti, incentivi, bonus e superbonus? Sul Corriere della Sera un’interessante editoriale di Alberto Mingardi analizza la situazione e osserva: “Per avere uno Stato leggero serve una società pesante: una società fatta di persone che abbiano voglia di essere più autonome, artefici del proprio destino; e che, se necessario, siano capaci di prendersi cura di chi sta peggio. Cosa che il nostro Stato tentacolare spesso non sa fare. Come testimoniano le sempre nuove richieste di intervento e aiuto, a loro modo rivelatrici dell’incapacità di sintonizzare la spesa sui bisogni. Il nostro è sempre più uno statalismo inerziale: non rivela un Paese solidale, ma la nostra pigrizia intellettuale e l’atrofizzazione dei corpi intermedi”.
C’è un mondo reale di cui non si parla, che non fa notizia. Sul Foglio lo scrittore e insegnante Marco Lodoli racconta la storia di Pasquale, un bidello che ogni giorno svegliandosi alle 4, dalla provincia di Caserta raggiunge Roma per svolgere il suo lavoro in una scuola. “Viaggia, lavora e non protesta, anzi è contento perché la nostra scuola gli piace, c’è un ambiente sereno”. Mentre si discute di reddito di cittadinanza con tutte le distorsioni che questa misura assistenzialistica inevitabilmente ha portato con sé, ci sono persone vere che fanno di tutto per lavorare e vivere in modo dignitoso. “Forse la vita non è quella che ci raccontano in televisione – scrive Lodoli -, è molto peggio, è molto meglio”.
“Siamo al punto d’arrivo di un processo iniziato vent’anni fa, che ha portato a un’impreparazione sempre più grave”. E’ la fotografia dello stato della scuola fatta da Paola Mastrocola nel suo ultimo libro “Il danno scolastico. La scuola progressista come macchina della disuguaglianza”. In classe si fanno progetti ma non si fa più lezione, l’asticella è sempre più bassa e l’esito positivo è quasi diventato obbligatorio. “Oggi gli studenti arrivano alle superiori senza saper scrivere e senza sapersi esprimere correttamente” spiega in un’intervista al settimanale Io Donna. Nel libro critica la cultura progressista, causa di questa “catastrofe”. Che ha danneggiato i più deboli.
Nell’epoca di Netflix ripensando a quanto nel 1996 immaginava lo scrittore americano David Foster Wallace. Ne parla in un articolo sul Foglio Mariarosa Mancuso. “Lavorando di fantasia – scrive – immaginò sistemi televisivi che avrebbero controllato lo spettatore fingendo di coccolarlo, e di seguire i suoi gusti”. E oggi, sempre più sotto il dominio degli algoritmi, si può dire che ci siamo.
La proposta di questa settimana è la lettura di un breve testo di Dino Buzzati che sembra parlare a tutti noi in questi tempi di pandemia. Si tratta di “Un deplorevole malinteso” tratto dalla raccolta “In quel preciso momento”, al quale ilsussidiario.net ha dedicato un articolo. Buzzati vola alto e cerca di guardare più in là, in quel fondo misterioso e doloroso, in quella contraddizione ineliminabile e senza rimedio nella condizione umana di cui troppo spesso ci si dimentica.
Iperconnessi, viviamo in uno spazio vasto e solitario. Rimbalziamo da un click all’altro stravolti dall’ansia. Aspettiamo lo scontro, la polemica, il complotto, immersi nelle nostre comunità virtuali. Da pochi giorni è uscito in Italia il saggio di Tom Nichols “Il nemico dentro” (Luiss University Press). Proponiamo alcuni stralci da una sua recente intervista al Foglio.
Nei giorni scorsi il Papa ha aperto il Sinodo definendolo “l’avvenimento ecclesiale più importante dopo il Concilio Vaticano II”, eppure leggendo i giornali si trova poco o nulla di questo. Viene dato ampio spazio ad articoli e servizi che fanno diventare il Papa un leader ambientalista, ma di quanto sta succedendo nella Chiesa, chiamata a interrogarsi sul suo destino, non si parla. Segnaliamo perciò l’articolo di Matteo Matzuzzi pubblicato su Il Foglio del 16 ottobre dedicato al percorso sinodale avviato dal Papa. Il punto di partenza è un’evidenza: la cristianità non c’è più, la fede non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune.
Il prossimo 11 novembre ricorrono i 200 anni dalla nascita di Dostoevskij. Quel giorno a Brescia la Fondazione San Benedetto, in collaborazione con il Centro Teatrale Bresciano, la Fondazione Russia Cristiana e l’Associazione Mese Letterario, proporrà dalle 20.30 una serata speciale su Dostoevskij al Teatro Sociale. Nei prossimi giorni verrà inviata una newsletter con il programma della serata e con tutte le informazioni per partecipare. In vista di tale appuntamento questa settimana segnaliamo da ilsussidiario.net l’intervento di Mauro Giuseppe Lepori in occasione della presentazione a Roma della nuova edizione del libro di Vladimir Solov’ëv su Dostoevskij.