Dopo un difficile 2020 inizia un nuovo anno carico di sfide e di aspettative. Su questo tema segnaliamo l’editoriale pubblicato su Bresciaoggi del 2 gennaio: «Gli auguri che ci siamo scambiati a Capodanno portano dentro, anche se in modo spesso inconsapevole, una promessa di bene più forte del rimpianto per il tempo passato e della clessidra delle ore e dei giorni che avanza inesorabile. E questo è ancora più vero per il 2021 appena iniziato. Veniamo da dieci lunghi mesi che hanno stravolto agende, progetti, obiettivi e relazioni, ma che soprattutto ci hanno costretto, sia pure forse per un attimo, a chiederci dove stiamo andando prima di essere riassorbiti nella “grande distrazione” in cui siamo normalmente immersi».
«Il bambino nella mangiatoia rivela la condizione di abbandono in cui tutti siamo sin dalla nostra origine. Il destino del piccolo Gesù è già scritto ed è quello di morire sulla croce. Tuttavia questo destino mortale non cancella la necessità della cura della vita che viene al mondo, ma al contrario la potenzia. È per rendere “immensamente sacra” la vita di ciascuno, come si esprime Papa Francesco nella sua ultima enciclica Fratelli tutti, che il Dio cristiano si decide scandalosamente per la sua kenosis, per la sua incarnazione facendosi bambino». In un intervento su la Repubblica del 22 dicembre lo psicoanalista Massimo Recalcati propone da un punto di vista laico un’interessante lettura del Natale come «evento che rende la vita umana immensamente sacra». Una lettura ancora più attuale dentro la situazione che stiamo vivendo a causa della pandemia.
“Tutti abbiamo bisogno di cura, tutti abbiamo bisogno di essere salvati. Motivo per cui la carità sincera approda sempre alla mendicanza della Presenza di Dio che sola può curare le nostre e le altrui ferite interiori”. E’ una frase tratta dal libro di Papa Francesco «Il cielo sulla terra – Amare e servire per trasformare il mondo» (Libreria editrice vaticana) pubblicato nelle scorse settimane di cui proponiamo la lettura di un estratto apparso sul Corriere della Sera. Con queste parole, che anche nelle condizioni particolari e inedite di quest’anno dicono tutta la novità profonda per la vita di ciascuno che ci è comunicata nel Natale, vogliamo fare gli auguri per le festività imminenti a tutti coloro che ci seguono. Buon Natale e buon 2021!
“Leggere moltiplica le vite che possiamo vivere”. A dirlo è il rabbino Benedetto Carucci Viterbi in una recente intervista pubblicata da Walter Veltroni sul Corriere della Sera. E’ una frase che testimonia le potenzialità nascoste che la lettura può riservarci come occasione di paragone e di giudizio sull’esperienza della vita. Per questo in vista delle prossime festività natalizie vogliamo segnalare alcuni consigli di lettura che potete trovare sul sito della Fondazione San Benedetto. Anche nella situazione attuale nella quale i momenti di incontro e di confronto sono inevitabilmente limitati, la lettura può invece rappresentare una potente occasione di incontro alternativa e non soggetta ad alcuna restrizione, di cui vale la pena approfittare.
La pandemia di Coronavirus ha assunto le dimensioni di uno tsunami planetario per le conseguenze che ha innescato. Eppure non è la prima volta che l’umanità si trova a fare i conti con un’epidemia, ma rispetto al passato adesso c’è qualcosa di assolutamente diverso che, se non si è rinunciato a pensare, obbliga a guardare oltre i bollettini quotidiani su numeri di contagi e di decessi, indici rt, proteste e polemiche di cui la cronaca è infarcita. Nello scorso mese di luglio in Francia Gallimard ha pubblicato un saggio di Olivier Rey, matematico e filosofo che insegna a Parigi alla Sorbona, ora riproposto in Italia dalla Società Editrice Fiorentina con il titolo «L’idolatria della “vita”». La sua è una riflessione originale e provocatoria che parte dalla Francia ma si allarga all’intera Europa.
In questi giorni si è detto e scritto tantissimo su Diego Armando Maradona. Di tutto e di più. Tra le tante parole proponiamo la lettura dell’articolo di Marco Pozza apparso sul quotidiano online ilsussidiario.net. «“È stata una leggenda” dicono in tantissimi. La cosa mi piace se s’aggiunge “del calcio”: una leggenda del calcio. Perché si può essere una leggenda vivente, ma sicuramente non aiuta nessuno quando deve cambiare una ruota bucata: è la scarsa memoria delle generazioni che consolida le leggende. È stato un immenso giocatore, fuoriclasse, un dio (minuscolo). Per il resto, è stato come tanti, tutti: una vita alla (disperata) ricerca di un significato».
“Cambia la forma, non la sostanza” della 24esima Giornata Nazionale della Colletta Alimentare: quest’anno, dal 21 novembre all’8 dicembre, anche a Brescia sono disponibili alle casse dei supermercati delle “gift …
Cinquant’anni fa moriva Marija Judina una delle più grandi interpreti russe di sempre. Venerdì sul Corriere della Sera Gian Antonio Stella ha ripercorso la sua storia rifacendosi al libro di Giovanna Parravicini, ricercatrice di Russia Cristiana, “Marija Judina, più della musica” (La Casa di Matriona). Quella che viene considerata la più grande pianista russa del Novecento – scrive Stella -, scomparsa cinquant’anni fa il 19 novembre 1970, non riuscì mai a fare un solo concerto in un Paese occidentale o ad avere un pianoforte tutto suo (ne aveva uno a nolo, e faticava a pagare le rate) proprio perché i più ottusi custodi dell’ortodossia la ritenevano una nemica del popolo: non era atea.
La pandemia ci ha rubato il rito pietoso di andare sulla tomba dei cari, ma ha reso la morte una questione centrale. Su questo tema in occasione della commemorazione dei defunti il 2 novembre Libero ha pubblicato un interessante articolo di Antonio Socci che dice: “È un paradosso apparente. In effetti la coscienza della propria finitudine impone la ricerca del senso della vita come il primo e il più importante dei compiti dell’uomo. Questo anno 2020 sarà ricordato come quello i cui giorni erano scanditi dai lugubri e angoscianti bollettini dei morti e dei contagiati”.
Fabrice Hadjadj è filosofo, è una delle voci più originali e ascoltate della cultura francese. In un’intervista al quotidiano Le Figaro (riproposta in Italia dal Foglio), Hadjadj parla della pandemia. Del timore che finiremo per abituarci a questo mondo senza volti e senza contatti: «Nelle circostanze attuali, tutto è invertito. Proteggo la mia vita evitando di espormi all’altro. Non amo il mio prossimo come me stesso, amo me stesso come il mio prossimo, e spero, per la mia salute, che il prossimo resterà lontano, perché non so quanti germi trasporti con lui. Ieri, ammiravamo il bacio al lebbroso. Oggi, promuoviamo il gesto barriera. C’è soprattutto questa figura terribile dell’“asintomatico”, i cui baci sono tutti baci di Giuda. Tuttavia, sarebbe un errore scivolare, per reazione alla quarantena, nell’apologia del rischio. Si tratta di passare a un altro piano, di riconoscere che la vita umana, nelle sue dimensioni più profonde, è sempre oltre il rischio e la riuscita».
«Quando ventisei anni fa ho lasciato Pesaro per trasferirmi negli Stati Uniti il presidente era il garante dell’unità nazionale, una volta eletto era il rappresentante di tutti. Oggi non è più così. Il tasso ideologico è aumentato moltissimo e il paese è profondamente spaccato». Riro Maniscalco è un conoscitore dell’America profonda. A questa da italiano trapiantato negli Usa alcuni anni fa ha dedicato anche un libro intitolato «Mi mancano solo le Hawaii». A 65 anni dopo aver vissuto per oltre 25 a New York, si è spostato nel Minnesota. Da là, nel cuore del Midwest, dove in questi giorni è già arrivata la prima neve, si è collegato venerdì sera per un dialogo organizzato dalla Fondazione San Benedetto in vista delle elezioni presidenziali e all’indomani dell’ultimo confronto fra i due sfidanti, Donald Trump e Joe Biden.
Nel articolo di Piergiorgio Chiarini pubblicato su Bresciaoggi del 25 ottobre una sintesi dell’incontro.
Sulla centralità del tema dell’educazione segnaliamo l’intervento del rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli pubblicato il 14 ottobre sul Corriere della Sera: «Società della conoscenza» e «capitale umano»: formule ripetute da …