Trentacinque minuti per crescere
Cosa vuol dire “educare”? Semplice addestramento alla realtà? No. Ecco la rubrica di Alessandro D’avenia, #LettiDaRifare: uno sguardo profondo sul mondo dei nostri adolescenti (Dal Corriere della Sera)
Sullo schermo del tablet scorrono le immagini di ciò che tua figlia sta guardando in questo istante. Lo schermo è l’occhio della tua bambina. Non solo, il software è in grado di creare un filtro che le offusca la vista quando il livello di stress emotivo diventa eccessivo (un cane che le abbaia, il nonno che ha un malore). È ciò che ha immaginato l’autore di «Arkangel», la più significativa delle puntate della quarta stagione della serie tv Black Mirror, narrazioni di un futuro che è già adesso. Quello che spinge la protagonista, un’ansiosa madre single, a inserire un chip nell’inconsapevole testolina bionda di sua figlia, è il desiderio di protezione totale. Le conseguenze sulla crescita saranno coerenti: a eccessiva paura e smodato controllo corrispondono distruzione o apatia. Mai come oggi l’educazione dispone di così tanti studi e mezzi, eppure mai come oggi educare sembra esser diventato difficile. Un paradosso che ricorda un apologo di Borges.