Il trionfo del diritto nichilista
Pubblichiamo ampi stralci tratti dal testo, finora inedito, inviato dal Papa emerito al prof. Marcello Pera il 29 settembre 2014 a commento del libro “Diritti umani e cristianesimo. La Chiesa alla prova della modernità” scritto dall’ex presidente del Senato e pubblicato nel 2015 (Da Il Foglio)
Il libro rappresenta indubbiamente una grande sfida per il pensiero contemporaneo, e anche, in particolare, per la Chiesa e la teologia. Lo iato tra le affermazioni dei Papi del XIX secolo e la nuova visione che inizia con la Pacem in terris è evidente e su di esso si è molto dibattuto. Solo grazie al Suo libro mi è diventato chiaro in che misura con la Pacem in terris inizi un nuovo orientamento. Ero consapevole di quanto fosse stato forte l’effetto di quell’Enciclica sulla politica italiana: essa diede l’impulso decisivo per l’apertura della Democrazia Cristiana a sinistra. Non ero consapevole invece di quale nuovo inizio essa abbia rappresentato anche rispetto ai fondamenti ideali di quel partito. E tuttavia, per quel che ricordo, la questione dei diritti umani ha acquisito praticamente un posto di grande rilievo nel Magistero e nella teologia postconciliare solo con Giovanni Paolo II. Ho l’impressione che, nel Papa Santo, questo non sia stato tanto il risultato di una riflessione (che pure in lui non mancò), quanto la conseguenza di un’esperienza pratica. Contro la pretesa totalitaria dello Stato marxista e dell’ideologia sulla quale si fondava, egli vide nell’idea dei diritti umani l’arma concreta capace di limitare il carattere totalitario dello Stato, offrendo in tal modo lo spazio di libertà necessario non solo per il pensiero della singola persona, ma anche e soprattutto per la fede dei cristiani e per i diritti della Chiesa.