Le conseguenze della fiction
Nel saggio «Emulazioni pericolose» (Einaudi) il giornalista Luca Mastrantonio racconta i meccanismi che ci spingono a voler imitare le vite immaginarie, dai romanzi ai videogiochi, alle serie tv (Dal Corriere della Sera di Antonio Polito)
Quando cominciai a fare il cronista, più di quarant’anni fa, nel mio giornale era vietato raccontare i suicidi. Tranne casi rarissimi, se cioè riguardavano persone molto note. Il rischio dell’emulazione, che con il dilagare dell’inglese avremmo poi scoperto chiamarsi «effetto copycat», era considerato superiore all’interesse del pubblico di essere informato. Si trattava di una scelta discutibile dal punto di vista deontologico, e noi giovani cronisti scalpitavamo per dare tutte le notizie. Era pur sempre una forma di autocensura, e non sai mai come può finire quando cominci a nascondere i fatti al pubblico per il suo bene. Ma da un punto di vista etico non era poi una scelta peggiore della spettacolarizzazione dei suicidi, specie di adolescenti, cui oggi indulgono normalmente i media, «new» e «old», amplificando a dismisura il rischio dell’emulazione…