Tarabbia sale al Calvario senza l’aiuto della fede
In “Il peso del legno” l’autore affronta con ottica profondamente laica lo scandalo della Croce. (Da Il Giornale di Luca Doninelli)
Quando leggo un libro, mi chiedo sempre: c’è uno scrittore, qui? E, se c’è, dove sta? Nel pensiero? Nello stile? Nella capacità affabulatoria? In quella argomentativa? O in altro? Ma lo scrittore, quando c’è, ti salta addosso dalle pagine del libro, pretende che tu lo legga, che tu entri in una strana, realissima comunione con lui, se necessario ti fa violenza. È quello che mi è capitato nei giorni scorsi leggendo un libro bellissimo, forse il più bello che io abbia letto da diverso tempo, Il peso del legno di Andrea Tarabbia (NNE editore, pagg. 203, euro 14). Il primo motivo d’interesse sta nella collana, CroceVia, in cui il libro è collocato. Essa nasce da una bellissima idea di Alessandro Zaccuri e del suo editore: quella di affidare ad alcuni scrittori non dichiaratamente credenti alcune parole nate dalla tradizione cristiana e di cui facciamo tutti un uso quotidiano anche a prescindere dal loro significato d’origine.