Leopardi, lo spazio e il tempo del miracolo
Il 2019 sarà un anniversario letterario particolare: duecento anni prima, nel 1819, Giacomo Leopardi ha composto la poesia “L’infinito”. (Da ilsussidiario.net il commento di Gianfranco Lauretano)
Il 2019 sarà un anniversario letterario particolare: duecento anni prima, nel 1819, Giacomo Leopardi ha finito di comporre la poesia L’infinito. Il piccolo idillio, come lo definisce la critica, fu pubblicato nel 1826 e non nella prima edizione dei Canti di Leopardi, segno che persino il poeta non ne era immediatamente convinto. Eppure oggi è una delle poesie più lette, commentate, persino imparate a memoria della letteratura italiana: forse, se avesse senso una classifica del genere, la “più” conosciuta e studiata di tutte. C’è da sperare che l’anniversario muova qualcosa che in Italia non si muove più da tempo: una grande riflessione comune, un lavoro di rilettura e riappropriazione che coinvolga tutti di questo testo cardine della nostra storia. Quanto sarebbe utile che nelle università, nei licei e fino alle elementari gli insegnanti si accostassero e facessero accostare gli studenti all’Infinito con inedito stupore per questo piccolo miracolo di parole; che un po’ si dimenticassero gli schemi e persino i pregiudizi dentro cui si sono negli anni rinchiusi questo testo e il suo autore e se ne riascoltasse la voce come la prima volta, come lui stesso sembra ascoltare lo stormire delle piante del suo giardino con un orecchio nuovo e giovane…