Identità e valori, la sinistra vada oltre la sinistra
In dieci punti come dovrebbe essere il partito della nuova opposizione di domani, lontano parente del Pd di oggi. (Dal Corriere della Sera di Ernesto Galli della Loggia)
Per il Partito democratico quanto è accaduto domenica 24 giugno 2018 è qualcosa di ben diverso da una sconfitta, sia pure assai grave. È qualcosa di molto vicino a una autentica espulsione dalla storia che significa anche la fine di una storia. Una storia cominciata male, in modo ambiguo e pasticciato 25 anni fa: una forte matrice comunista mai rivisitata e indagata ma semplicemente rimossa, un vantato innesto con il cattolicesimo politico di tutte le tinte (da don Sturzo a Livio Labor), e infine la costruzione di un Pantheon di presunti antenati messo insieme come un mazzo di carte (Giovanni Amendola accanto a Nelson Mandela, Primo Levi con don Milani). Cominciata male, e proseguita peggio: staccandosi progressivamente dalla realtà di carne e sangue del Paese, identificandosi con tutti i peggiori settori di establishment disponibili, e assistendo compiaciuto (non rendendosi conto di assistere in realtà al proprio suicidio) alla trasformazione dell’antica egemonia culturale all’insegna di Marx e Gramsci nel fighettismo à la page del «ceto medio riflessivo» sotto l’alto patronato di Roberto Benigni e del prof Paul Ginsborg…