Italia, illusioni o lacrime e sangue
Cosa succederebbe se si decidesse, un bel momento, di dire le cose come stanno, rinunciando a grandi proclami e a deboli promesse, senza cercare il consenso immediato. (Da ilsussidiario.net di Giorgio Vittadini)
Cosa succederebbe se si decidesse, un bel momento, di dire le cose come stanno, rinunciando a grandi proclami e a deboli promesse e smettendo di guardare al consenso immediato? E se si ammettesse di non essere stati in grado di riformare l’assetto della macchina pubblica e tanto meno di tutelare le fasce più fragili ed esposte ai grandi cambiamenti? E ancora, se si dicesse chiaramente che l’economia non è una scienza esatta e in questo momento ci vorrebbe la sfera di cristallo per comprendere che cosa può dare vero e duraturo impulso allo sviluppo e che questo implica non solo la crescita del Pil? Insomma, se si iniziasse a far passare l’idea che in risposta ai burocrati europei e agli “stregoni” della comunicazione, c’è bisogno di più politica, non di meno politica?