Camus voleva essere un santo senza credere in Dio
“Tutto sommato, io ho da dire soltanto una cosa”, annota lo scrittore nei suoi Taccuini (Bompiani). Eppure occorre – e forse non basta – tutta una vita per dirla (Da Il Foglio di Edoardo Rialti)
“Tutto sommato, io ho da dire soltanto una cosa”, annota Camus nei suoi Taccuini (Bompiani). Eppure occorre – e forse non basta – tutta una vita per dirla. “Nel mio principio è la mia fine” scrisse Eliot, e nel leggere i primissimi appunti del ventiduenne franco-algerino è impressionante notare la chiarezza con cui metteva già a fuoco quanto cercherà di esprimere ancora e ancora: “Ciò che voglio dire: Che è possibile – senza degenerazioni romantiche – provare nostalgia per una povertà perduta. Un certo numero d’anni miseramente vissuti è sufficiente a costruire una sensibilità. In questo caso particolare quel curioso sentimento che il figlio prova nei confronti della madre costituisce tutta la sua sensibilità”.