Droga, tra repressione e liberalizzazione meglio la prima
La Lega ha proposto un nuovo disegno di legge in cui si aumentano le pene previste per chi spaccia droga e si abolisce il concetto di modica quantità (Da IlSussidiario.net, l’intervista a Silvio Cattarina)
Il dilemma sembra essere sempre quello: libertarismo contro repressione. Eppure c’è un problema di cui nessuno tiene conto: “I ragazzi cercano la droga, vogliono la droga, e il modo con cui la trovano, che sia lo Stato o uno spacciatore a dargliela, non cambia nulla, è un falso problema” dice Silvio Cattarina, fondatore e responsabile della Comunità educativa per tossicodipendenti “L’Imprevisto” a Pesaro. Un episodio di questi ultimi giorni – un marocchino ubriaco e sotto l’effetto degli stupefacenti, già fermato per possesso di chili di droga, ha sterminato una famiglia a Porto Recanati schiantandosi contro la vettura che trasportava i genitori e i loro due figli, uccidendo i primi e mandando in gravi condizioni in ospedale i secondi – ha suscitato la reazione di Matteo Salvini: “Mi domando che cosa devi fare in Italia per rimanere in galera. Il tossico che ha investito il papà e la mamma di Recanati era coinvolto in un reato per 225 chili di droga e questo stronzo era a spasso. Non è possibile”, ha commentato il ministro degli Interni, presentando un decreto legge in cui, abolendo il concetto di modica quantità, le pene detentive per chi spaccia passerebbero da un minimo di tre anni a un massimo di sei, mentre per chi guida sotto effetti di stupefacenti ci sarebbe la confisca obbligatoria del veicolo e la revoca definitiva della patente. Il problema è che è sempre difficile capire quando la droga è davvero per uso personale e quando diventa spaccio.