Il cardinal Ravasi: «Sventolare il crocefisso? Un rituale magico»
Il teologo e biblista: “Agitare il Vangelo non fa di te necessariamente un credente. Cristo perdona tutte le colpe, ma non sopporta le ipocrisie. I cattolici sono minoranza, ma diventino una spina nel fianco”
Cardinal Ravasi, lei è del 1942. Cosa ricorda della guerra?
«Luci rossastre nella notte: i bombardamenti su Milano».
La sua famiglia è brianzola.
«Sono nato a Merate, ma con mia mamma sfollammo a Santa Maria Hoè. Passai il primo anno della mia vita a piangere: lasciavo intravedere un’indole pessimista, diversa da quella di oggi. Papà era antifascista. Fu mandato a combattere in Sicilia in prima linea. Disertò, con molti altri. Tornò a casa a piedi, ci mise un anno e mezzo. Quando arrivò, faticai a prendere confidenza con lui. La compagna di giochi della mia infanzia era un’oca di legno: quando pioveva il sentiero diventava un rigagnolo, dove la portavo a nuotare. Non invidio ai ragazzini di adesso i loro videogame».