Cari prof, perché volete trasformare tutti in venditori di materassi?
Troppo spesso in vista dell’esame di Stato ci si riduce a fare affannosamente poeti e autori. Magari si rispetta il programma, ma così si ingannano i ragazzi (Da ilsussidiario.net di Valerio Capasa)
“Spesso il male di esami ho incontrato: era il prof affannato che t’imbroglia, era l’incartocciarsi della voglia in farsa, era il ragazzo stramazzato”.
Gentile collega, tu sei un danno. Agli esami di Stato hai mandato i tuoi studenti a sbattersi contro “un rovente muro d’orto” e nemmeno te ne sei accorto. Spiegami come fai, dopo dieci o venti o anche trent’anni di insegnamento, a non riuscire a pianificare un po’ meglio i tempi di svolgimento del programma triennale. Perché ti riduci sempre a dover “fare” affannosamente, tra maggio e giugno, Pascoli d’Annunzio Svevo Pirandello Ungaretti Montale Saba Calvino? Hai liquidato Pascoli in un “lampo”, “zang tumb tumb” e il futurismo è fatto, come una “capra” hai imposto a quattro della classe di presentare Saba ai compagni, Montale l’hai spiegato il 7 giugno “nella sonnolenza del meriggio”. Perché?