AL MINISTRO FIORAMONTI
- Data 2 Ottobre 2019
Dicono che il crocifisso deve essere tolto dalle aule della Scuola. II nostro è uno stato laico che non ha diritto di imporre che nelle aule ci sia il crocifisso… A me dispiace che il crocefisso scompaia per sempre da tutte le classi. Mi sembra una perdita. Se fossi un insegnante, vorrei che nella mia classe non venisse toccato…
II crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”. O vogliamo forse smettere di dire cosi? (Natalia Ginzburg – L’Unità )
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Il barlume della speranza e lo spirito del tempo
Riprende da oggi il nostro appuntamento settimanale con la newsletter domenicale «Fissiamo il pensiero». È il primo del 2025, un anno che coincide con i vent’anni di presenza della Fondazione San Benedetto. Iniziamo questo nuovo tratto di strada ringraziando tutti coloro che ci seguono, con la speranza di poter continuare a offrire ogni settimana un piccolo contributo utile a ciascuno e alla vita comune attraverso la proposta di spunti di lettura. Non un flusso continuo di informazioni e di opinioni, ma semplicemente la segnalazione di un articolo o di un testo su cui fissare l’attenzione e il pensiero, oltre che delle iniziative che la fondazione promuoverà nel corso dell’anno.
Questa settimana vi suggeriamo la lettura dell’intervista al Foglio di Erik Varden, 50 anni, vescovo cattolico in Norvegia. «Avere speranza come cristiani – sottolinea nell’intervista – non significa aspettarsi che tutto vada bene. Non tutto va bene. Qui e ora, la speranza si manifesta come un barlume. Questo non vuol dire che sia irrilevante. La speranza ha un contagio benedetto che le permette di diffondersi di cuore in cuore. I poteri totalitari lavorano sempre per cancellare la speranza e indurre alla disperazione. Educarsi alla speranza significa esercitarsi alla libertà». Dopo essere cresciuto in una famiglia agnostica, Varden si è convertito dopo aver ascoltato una sinfonia di Gustav Mahler, abbracciando la fede cattolica a 19 anni. Monaco cistercense ha insegnato a Cambridge prima di essere nominato vescovo in un paese fra i più secolarizzati come la Norvegia. Pubblicata in occasione dello scorso Natale, l’intervista merita di essere letta integralmente per la bellezza e l’intelligenza delle risposte mai appiattite sui soliti cliché.
Non siamo autosufficienti, ecco perché ci serve il Natale
Quella di oggi è l’ultima newsletter prima del Natale ed è l’occasione per scambiarci gli auguri. Vogliamo farlo proponendovi la lettura di un articolo di Sergio Belardinelli pubblicato pochi giorni fa dal quotidiano Il Foglio. Affronta un tema inusuale per un articolo di giornale: la preghiera. Eppure quella di pregare è «una delle caratteristiche specifiche degli uomini». «Preghiamo i nostri simili, il destino, gli dei, Dio. Nessun altro animale lo fa», sottolinea Belardinelli. È segno allo stesso tempo della nostra fragilità, di una natura segnata dal male e dall’imperfezione, e della nostra grandezza che riconoscendo la sua dipendenza strutturale si sottrae alla sua autoreferenzialità aprendosi all’altro e implorandone l’aiuto. «Preghiamo perché siamo esseri bisognosi, mai completamente autosufficienti», si legge nell’articolo. Con una sottolineatura fondamentale: mentre quando preghiamo i nostri simili possiamo verificare in tempi brevi se la nostra richiesta viene esaudita, quando ci rivolgiamo invece a Dio le cose cambiano completamente. In questo caso l’effetto delle nostre preghiere non è altrettanto facile da verificare. «Soltanto la fede – scrive Belardinelli – ci dice che non possiamo chiedere a Dio di esaudire le nostre preghiere senza metterci nelle sue mani, senza riconoscere che la sua volontà è più importante della nostra». Tutto questo si scontra con le tragedie della vita, il dolore, le ingiustizie, le guerre, ma «Dio per principio non delude mai». E questo è anche l’annuncio del Natale, del Dio che si fa bambino e viene in mezzo a noi. Come si legge nella poesia natalizia di T.S. Eliot, che vi invitiamo a leggere e che racconta l’esperienza dei pastori a Betlemme, il Natale è un invito a non temere «il grido del cuore che aspetta l’impossibile perché quando il cielo sposa la terra l’uomo può ricominciare».
Da ultimo vogliamo esprimere le nostre felicitazioni a don Armando Nolli al quale nei giorni scorsi è stato assegnato il Grosso d’oro, il massimo riconoscimento civico che il Comune di Brescia può conferire, per il suo impegno costante al servizio della comunità, l’attenzione ai più bisognosi, la capacità di coinvolgere realtà sociali, associative e tanti giovani in iniziative solidali. È davvero lungo l’elenco di quanto ha fatto dalla direzione della Caritas ai vent’anni come parroco di San Faustino e Giovita. Oggi presta il suo servizio nella parrocchia di Santo Stefano alla Bornata nel cui territorio c’è anche la nostra sede di Borgo Wührer. Come Fondazione San Benedetto gli siamo particolarmente riconoscenti per la sua autentica amicizia e per aver ricevuto da lui, in tanti anni, concreti segni di incoraggiamento nella nostra azione.
Buon Natale e un buon 2025!
L’appuntamento con la nostra newsletter «Fissiamo il pensiero» tornerà domenica 12 gennaio.