Havel e Ferdinand Vaněk, quando una burla contiene la verità dell’uomo
In Cecoslovacchia il 7 ottobre 1989, alla vigilia della Rivoluzione di Velluto, sul “Rudé Právo”, organo del Partito comunista, comparve uno strano annuncio (Da ilsussidiario.net di Raffaele Magaldi)
Il 5 ottobre 1989 Václav Havel compiva 53 anni. L’atmosfera nella Cecoslovacchia comunista, pur nella speranza del cambiamento sull’onda delle politiche di Glasnost e Perestrojika lanciate da Gorbaciov in Urss, non lasciava intendere che in poche settimane il regime sarebbe arrivato al capolinea. La Polonia era già riuscita a chiudere il lungo e buio capitolo comunista della propria storia con il rientro di Solidarnosc nella legalità e la schiacciante vittoria elettorale dei rappresentanti del sindacato di Walesa alle elezioni del giugno 1989; l’Ungheria aveva deciso di eliminare la propria porzione di Cortina di Ferro in agosto, generando un flusso di profughi che, soprattutto dalla Repubblica Democratica Tedesca, iniziarono a passare verso ovest in cerca di libertà e di un futuro migliore.