Borgna: «La speranza è il filo che sostiene»
Il grande psichiatra che alle soglie dei 90 anni ha pubblicato una riflessione sull’importanza della memoria per elaborare il proprio ruolo nella vita e in questo modo costruire il futuro (Da Avvenire, di Marina Corradi)
Il professore ha sul volto la ‘foresta di segni’ di cui scrive nel suo nuovo libro: Il fiume della vita. Una storia interiore (Feltrinelli, pagine 192, euro 16). I capelli candidi, gli occhi chiari penetranti, i lineamenti forgiati da un’antica abitudine alla pietà. La foresta di segni del volto di Eugenio Borgna racconta della lunga clausura nel manicomio di Novara, come direttore del reparto femminile; delle sofferenze, dell’allucinata memoria di centinaia di malate. Dolore e speranza, iscritti in quelle rughe. Gli anni, a luglio, saranno novanta. Il libro, dopo tanti scritti da Borgna sulla depressione e la follia, è un viaggio agostiniano «nei vasti quartieri della memoria ». Il grande giardino della casa paterna a Borgomanero, il padre partigiano, l’esilio, con la madre e le sorelle, in uno sper- duto paese di montagna, con l’ansia che arrivassero i tedeschi. Poi la guerra finisce, ma l’esilio lascia per sempre il suo segno.