CREDERE NEL DESTINO
- Data 27 Febbraio 2020
Asia Bibi parla di come la fede l’ha sorretta in carcere. “Credo nel destino. Quando una persona nasce, tutto ciò che deve succederle è già scritto. Noi non ne siamo a conoscenza, ma abbiamo la responsabilità, come esseri umani, di tenere duro e di mantenere una fede sincera e un cuore puro. E’ la mia fede che mi ha permesso di sopportare tutte le prove e mi ha dato la speranza. Non sarei potuta rimanere viva se non avessi avuto fede” (Giulio Meotti – il Foglio)
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Perché oggi abbiamo bisogno di San Benedetto
Giovedì 11 luglio era il giorno di San Benedetto. Esattamente cinquant’anni fa San Paolo VI l’ha proclamato patrono d’Europa. Lo vogliamo ricordare perché la nostra fondazione, di cui porta il nome, è nata e opera nel solco dell’esperienza di quest’uomo vissuto 1500 anni fa. Un uomo che senza aver pianificato o progettato nulla, sulle ceneri dell’impero romano distrutto dalle invasioni barbariche, diede vita a quella nuova civiltà da cui ha avuto origine l’Europa giunta fino a noi. Abbiamo pensato di riproporre due brevi testi di John Henry Newman, il grande pensatore inglese proclamato santo nel 2019, e di Alasdair MacIntyre, filosofo scozzese di formazione marxista che ha poi abbracciato il cattolicesimo, che meglio fanno comprendere come la figura di San Benedetto sia tutt’altro che un’icona che appartiene al passato. Oggi le condizioni esterne, sociali, politiche, economiche, sono profondamente diverse da quelle del VI secolo, ma non lo è la sostanza del problema: assistiamo al venir meno della speranza e a un impressionante dilagare della solitudine che vede le persone sempre più isolate, più facilmente manipolabili e in balia del potere di turno. In questa situazione la presenza di luoghi, di persone, di comunità, dove la vita e l’esperienza di ciascuno possano ritrovare uno sguardo di simpatia e una possibilità di senso, appare come la necessità più urgente. La Fondazione San Benedetto, nel suo piccolo, si è fatta carico di questo compito guardando alle persone reali, non al consenso sociale, attraverso esempi di positività utili a tutti. Proprio sulle orme di questo grande santo.
Vita, morte, corpi, anime e aldilà, dialogo con Ruini
Il pensiero della morte e cosa c’è dopo, l’anima e la resurrezione dei corpi, il Paradiso e l’Inferno, la presenza del male e la speranza. Argomenti di cui normalmente si evita accuratamente di parlare. Sono i temi affrontati invece in un’ampia conversazione a tutto campo tra il vicedirettore del Corriere Antonio Polito e il cardinale Camillo Ruini, recentemente pubblicata sul settimanale Sette. Invitandovi a leggerla con attenzione, vi anticipiamo questa risposta di Ruini al giornalista che gli chiede come spiegare, se la promessa di una vita eterna rende certamente migliore anche la vita terrena, il declino della fede cattolica in Occidente: «Sa, la speranza è un bene se qualcuno ci crede… Per la cultura europea, Feuerbach, Nietzsche, Marx, è invece un’illusione. Per loro l’umanesimo è ciò che l’uomo può realizzare con le sue forze limitate. Eppure noi siamo animati da un desiderio illimitato di infinitezza e di conoscenza. È un desiderio naturale e se un desiderio è naturale non può essere vano. Quello che sta accadendo in Europa – continua Ruini – è il declino della speranza. Così si torna al paganesimo, a una società meno fiduciosa in sé stessa, e dunque meno capace di grandi imprese. E che ha ripreso a credere negli idoli: quanti ne vediamo di nuovo in giro di questi tempi!»
Thomas ucciso a 16 anni e l’orizzonte del niente
La cronaca degli ultimi giorni è stata segnata dall’agghiacciante uccisione di un sedicenne a Pescara. Al di là della ricostruzione dell’accaduto e dell’impatto emotivo superficiale che una notizia del genere inevitabilmente suscita per poi tornare altrettanto rapidamente ad anestetizzarsi con le solite distrazioni, vogliamo provare a soffermarci su cosa un fatto come questo dica alla nostra vita. Ci si chiede come sia possibile questa assurda esplosione di violenza seguita dall’indifferenza con cui dopo aver ucciso si va in spiaggia a farsi un bagno. In un’intervista al Corriere la madre di un’amica di uno dei ragazzi fermati per l’omicidio ha detto: «Credo che a quel ragazzo nessuno abbia trasmesso nulla». Forse qui sta il problema. Su questo vi proponiamo la lettura dell’articolo di Marina Corradi pubblicato su Avvenire. L’avvocato di uno dei ragazzi accusati del delitto ha dichiarato: «Non ci sono ricette, non ci sono segreti. Il mestiere di genitore è semplicemente un mestiere impossibile, nel quale occorre avere fortuna. Non si dica che mancava il controllo dei genitori, perché non è vero. I miei clienti vigilavano sul loro figlio. Chi può giudicare? La fortuna, ripeto, è tutto». Per Corradi siamo di fronte a «parole che fanno trasalire». Se tutto dipende dalla fortuna, dal caso, più nessuno allora veglia sul destino dei figli, non c’è alcun Dio che abbia a cuore i nostri figli? «Quale dirompente modernità – si chiede – ha creato questa forma mentis annichilente, per cui siamo niente, una pallina sulla roulette?». Possiamo rassegnarci a questo?