Arriverà il «dopovirus» Solo insieme ricostruiremo
Il dopoguerra è stato uno spartiacque, per un continente che si era, al suo interno, odiato e ucciso per decenni. Ma la guerra, in primo luogo, bisogna finisca (Dal Corriere della Sera, di Walter Veltroni)
Forse non abbiamo ancora capito cosa ci sta succedendo. Eppure basterebbe affacciarsi alle finestre delle case dove siamo autoreclusi per sopravvivere — già un ossimoro — e guardare le strade vuote, le saracinesche dei negozi abbassate; basterebbe ascoltare il silenzio che ci fa rimpiangere il suono dei clacson per rendersi conto che la nostra vita non sarà più la stessa. Non potremo più dire che siamo la generazione che non ha conosciuto la guerra. Siamo in guerra. In guerra con un nemico misterioso, invisibile, che non è al fronte e non ci bombarda dall’alto ma entra, silenzioso come un serpente, nelle nostre vite attraverso il contagio di un altro, innocente come noi. Ma questo virus — qualcuno un giorno ci dirà con certezza da dove è sbucato? — cambia la storia. È esistito nel novecento, per fortuna, un dopoguerra che è stato una specie di anno zero, di spartiacque, per questo continente che si era, al suo interno, odiato e ucciso per decenni.