Quella “regina” del corpo che possiede (anche) il segreto del nostro tempo
(Da ilsussidiario.net, di Giacomo Scanzi)
Quando il prete non è più il popolo e il rito provoca lo sbadiglio, questo è il momento della strega. Lo dice Jules Michelet, nella sua Sorcière, testo straordinario tra i tanti che Michelet ha prodotto sul finir dell’Ottocento.
Figura affascinante che con andamento alterno ha interessato varie epoche storiche, fin dall’inizio della civiltà umana, mettendo in campo una delle sue caratteristiche salienti: la mutazione, il magico volo – come aveva individuato Luciano Parinetto (La traversata delle streghe) – attraverso i nomi e i luoghi e, si potrebbe aggiungere, attraverso la mentalità. Così, blandita, acclamata, braccata e bruciata, la strega sembra porsi all’interno di ogni epoca storica come una sorta di pietra d’inciampo, capace di assumere ogni forma di linguaggio, ogni apparenza simbolica, ogni metamorfosi etica. In lei, essere femmineo di religione cagliata, le dinamiche equivoche di ogni società che si struttura e si destruttura con andamento sinusoidale, acquisiscono e perdono, nell’alternanza della luce e dell’ombra, frammenti d’umanità. Ed eccola, annidata nella spelonca, la strega sa attendere…