“Nella morte e nella malattia abita l’amore di Dio”
La drammatica situazione di Bergamo, città martire messa a dura prova dal coronavirus, dal vescovo Francesco Beschi (Da ilsussidiario.net)
Bergamo, insieme a Brescia, è la città martire di questa epidemia di coronavirus. I decessi sono al momento oltre 600 in soli venti giorni, i contagiati dichiarati 8.349. Tre i medici morti in città e provincia, ben 23 sacerdoti deceduti. Una strage. Le immagini delle bare caricate di notte su una lunga fila di camion dell’esercito hanno fatto il giro del mondo. Al cimitero cittadino non c’è più posto, le salme vengono inviate nei forni crematori di altre città. Sembra un lungo, interminabile film horror. Abbiamo chiesto al vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, che vive in prima fila questo dramma, cosa significa affrontare la prova terribile a cui è sottoposta la sua gente: “Non siamo separati dalla nostra comunità nemmeno nel passaggio della morte. C’è una forza interiore più vasta e più profonda anche del male: questa è la fede, che è la linfa nelle radici del popolo bergamasco”. Nonostante tutto, c’è la speranza, che non decade mai: “Questi giorni allungano ombre di morte sulla nostra vita comune e sulle nostre famiglie, ma nello stesso tempo non possiamo fare a meno di riconoscere i segni della primavera. La resurrezione è il fiore che sboccia e che anticipa la gioia di poterne gustare un giorno il frutto”.