L’ultimo 25 aprile della Repubblica pura e dura
«Partigiani si nasce, e non si smette di esserlo». Dopo il congedo di Verdelli, la parabola di un quotidiano che ha “esaurito la sua spinta propulsiva”, direbbe Scalfari (Da Tempi, di Luigi Amicone)
«Partigiani si nasce, e non si smette di esserlo». Interpretate come «una cannonata» (Libero, “cannonata”?) contro l’editore, sono queste le ultime parole che Carlo Verdelli ha consegnato ai lettori, dopo la fine di un mandato da direttore antifascista, durato 14 mesi, de La Repubblica. Quotidiano del gruppo editoriale Gedi, con sede a Roma, via Cristoforo Colombo, strada battezzata nell’originario progetto fascista come via Impero, la più lunga d’Italia (27 chilometri) all’interno di uno stesso comune, poiché avrebbe dovuto accompagnare l’espansione dell’urbe fino al mare, collegando il centro città (piazza Venezia) con il quartiere sede dell’Expo universale (l’Eur, quartiere di monumentale architettura e spirito fascista di fine anni Trenta) per proseguire verso il Lido di Roma.