Non fiori, ma pacchi di pasta
(Da Avvenire, di Marina Corradi)
«Leggere i loro messaggi, in queste notti, toglie il sonno». I messaggi che tolgono il sonno nel tempo dell’epidemia, scrive in un’email di ieri il Banco Alimentare, sono quelli di tante mamme di bambini, anche molto piccoli, che chiedono cibo e pannolini. Dentro la grande onda di povertà sollevata dal Covid – come un terremoto nell’oceano solleva uno tsunami – ci sono centinaia di migliaia di lavoratori precari, o in nero, o “a chiamata” – cioè che se non vengono richiesti non prendono un euro (il che ricorda dolorosamente quei braccianti che venivano reclutati un tempo all’alba nelle piazze, e chi non veniva chiamato non mangiava).Tra questi lavoratori ultimi ci sono giovani famiglie, e giovani madri. Quei messaggi, scrivono dal Banco Alimentare, sono scritti in filippino, ma anche in buon italiano. In forma gentile, quasi imbarazzata. Nuovi poveri alla prova estrema: la pentola in cui non c’è nulla, la sera, da buttare.