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Il tempo dei costruttori

  • Data 3 Gennaio 2021
Gli auguri che ci siamo scambiati a Capodanno portano dentro, anche se in modo spesso inconsapevole, una promessa di bene più forte del rimpianto per il tempo passato e della clessidra delle ore e dei giorni che avanza inesorabile. E questo è ancora più vero per il 2021 appena iniziato. Veniamo da dieci lunghi mesi che hanno stravolto agende, progetti, obiettivi e relazioni, ma che soprattutto ci hanno costretto, sia pure forse per un attimo, a chiederci dove stiamo andando prima di essere riassorbiti nella «grande distrazione» in cui siamo normalmente immersi. Brescia ha pagato un prezzo molto più alto di altri territori, anzitutto in termini di vite umane, al ciclone scatenato da quell’ospite imprevisto e subdolo chiamato Covid. Ora l’attenzione è tutta puntata sul vaccino nel quale sono riposte le speranze di uscire al più presto dal tunnel della pandemia. Domenica al Civile hanno sfilato tante magliette bianche con la scritta «sto con la scienza». E con chi dovremmo stare? Non certo con i No Vax se non altro per un’elementare questione di sanità mentale.

Occorre però altrettanto onestamente ammettere che una certa immagine di onnipotenza della scienza che per anni ci è stata rivenduta ha fatto cilecca proprio di fronte all’arrivo del virus. Le illusioni di un progresso inarrestabile sono bruscamente andate in frantumi. Abbiamo dovuto fare i conti con il limite e da qui oggi si riparte. È la condizione nella quale ci troviamo. «Una lezione di vita ci è stata consegnata attraverso la prova che abbiamo affrontato e stiamo ancora affrontando», ha detto il vescovo di Brescia al Te Deum del 31 dicembre. Non si tratta di sforzarsi di guardare le cose in positivo (gli «andrà tutto bene» non resistono) o di appellarsi ai buoni sentimenti. «Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori», ha sottolineato il presidente Mattarella nel messaggio di fine anno.

Il percorso è impegnativo. Oltre all’emergenza sanitaria ci sono le ansie e le paure diffuse, specchio spesso di mancanze più profonde, gli scenari incerti del lavoro per tanti bresciani, i giovani sospesi in una sorta di limbo. C’è la previsione di un’ulteriore calo delle nascite, ricordato dallo stesso Mattarella, tema del tutto ignorato dalle agende politiche a Brescia come a Roma. Non ci salveremo di sicuro a colpi di bonus. Dalla politica c’è poco da attendersi, se solo finisse la logica dello scaricabarile continuo fra Comuni, Provincia, Regione e Governo che ha segnato questi mesi sarebbe già qualcosa.

Piergiorgio Chiarini

da Bresciaoggi, 2 gennaio 2021

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Dopo l’incontro del 29 maggio in occasione dei vent’anni della San Benedetto in cui è stato rilanciato il tema dei corpi intermedi e del loro ruolo fondamentale per non svuotare la democrazia, questa settimana vogliamo continuare l’approfondimento proponendovi un intervento pubblicato pochi giorni fa sul Sole 24Ore del rettore dell’Università Cattolica Elena Beccalli. Nell’articolo si mette in evidenza come le formazioni sociali, i corpi intermedi, tutte quelle realtà che fanno della società non una somma di io isolati, anonimi e autosufficienti ma l’articolarsi di soggetti in continua relazione tra di loro, siano uno snodo fondamentale per riuscire a coniugare competitività e solidarietà. Questa è stata la forza (forse oggi un po’ appannata e confusa) del modello europeo anche a livello economico. In Italia questo modello di economia sociale, ricorda Beccalli, ha una storia importante fatta di «mutualismo, comunità, sussidiarietà» che oggi ha bisogno di un nuovo «slancio» creativo per continuare. E così in Europa. In un quadro mondiale sempre più «terremotato», come si può intuire, si tratta di una questione vitale. Su questi temi come fondazione intendiamo lavorare e proporre iniziative nei prossimi mesi.

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Giovedì 29 maggio a Brescia, a Palazzo Loggia, si è tenuto l’incontro in occasione dei vent’anni della Fondazione San Benedetto. Il Salone Vanvitelliano gentilmente messo a disposizione dalla sindaca Laura Castelletti, era al completo con una platea attenta che ha seguito per oltre un’ora e mezza il dibattito: prima il discorso del professor Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, poi il racconto di tre giovani cresciuti nella San Benedetto (Laura Ferrari, Matteo Comini e Nicola Aggogeri) e gli interventi dei tre ex sindaci di Brescia Paolo Corsini, Adriano Paroli e Emilio Del Bono e infine le conclusioni di Graziano Tarantini. Tra il pubblico presenti diverse personalità e rappresentanti del territorio a cominciare dal vescovo di Brescia monsignor Tremolada. Nei prossimi giorni sarà online sul nostro sito il video integrale. Oggi, anziché riproporvi un riassunto di quanto è stato detto che, vista la ricchezza di contenuti, sarebbe inevitabilmente incompleto e parziale, vogliamo soffermarci, senza la pretesa di un discorso organico, solo su alcune parole che, nei diversi interventi che si sono succeduti, hanno fatto da filo conduttore dell’incontro e che in qualche modo descrivono anche il percorso compiuto fino a oggi e quello che intendiamo fare. Nulla di autoreferenziale o di celebrativo, ma la condivisione di un percorso aperto a tutti.

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La Fondazione San Benedetto è un tentativo libero e creativo di espressione della dottrina sociale della Chiesa per rispondere ai problemi e alle sfide del presente; quella dottrina sociale che sembra essere stata riscoperta nelle ultime settimane, con l’elezione di Leone XIV. Giovedì 29 maggio alle 17.30, in occasione dei nostri primi vent’anni di presenza, a Palazzo Loggia a Brescia, abbiamo promosso un incontro (i posti, lo ricordiamo, sono esauriti, ma per chi non ha potuto iscriversi nelle prossime settimane sarà disponibile sul nostro sito il video dell’evento) che vuole richiamare l’attenzione sul ruolo dei corpi intermedi nella nostra società. Si tratta di quelle realtà, di quei centri di vita e di azione, che nascono dalla libera aggregazione delle persone come contributo alla costruzione del bene comune in un’ottica di sussidiarietà. Proprio ai corpi intermedi la dottrina sociale della Chiesa ha sempre riservato una particolare attenzione. Non è la riproposizione di principi astratti, ma è l’indicazione di un percorso possibile. In questi primi giorni del suo pontificato, Leone XIV è tornato più volte sulla dottrina sociale, tema che gli è particolarmente caro a cominciare dalla scelta di richiamarsi a Leone XIII, il papa della questione sociale. In un discorso alla Fondazione Centesimus Annus ha chiarito che la dottrina sociale è l’opposto dell’indottrinamento, definito «immorale», che «rifiuta il movimento, il cambiamento o l’evoluzione delle idee di fronte a nuovi problemi». Proprio su tale discorso vi invitiamo a leggere il commento di Giuseppe Frangi, pubblicato sul quotidiano online ilsussidiario.net. Questo è anche il solco in cui come fondazione intendiamo muoverci nel prossimo futuro, in particolare con due sottolineature. Da un lato, oltre che a Brescia, rafforzeremo la nostra presenza anche a Milano (le nostre radici sin dall’inizio sono sempre state bresciane e milanesi), dall’altro lato, concentreremo l’attenzione con iniziative dedicate su due tematiche che riteniamo centrali: il futuro dell’Europa e il rapporto con l’intelligenza artificiale.

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