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Lo spray urticante e il doppio volto di Brescia

  • Data 5 Dicembre 2021

Carissimi concittadini, vi devo raccontare quello che mi è successo venerdì ultimo scorso in metropolitana, fermata Vittoria. Erano circa le 19 e stavo tornando a casa dopo il lavoro. Avendo delle borsine pesanti, ho deciso di prendere l’ascensore, cosa che non faccio quasi mai. Ero sola ad aspettare l’ascensore, arrivato, sono entrata e ho schiacciato velocemente il tasto per scendere.

Subito mi sono sentita soffocare: mi sono resa conto che nell’aria era stato spruzzato uno spray urticante. La discesa è stata lentissima, interminabile, un’esperienza diversa dall’apnea, come se una forza invisibile, cieca, spietata mi strappasse tutto il respiro. Uscita dall’ascensore mi sono dovuta sedere a terra perché non respiravo più ed ero tachicardica. C’era molta gente sulla banchina; si sono avvicinati a me tre giovani che mi hanno soccorso immediatamente, tra cui Giulia, medico (le avrei chiesto poi il nome come esercizio della Memoria). Mi hanno fatto sedere in fondo alla banchina, Giulia mi ha preso il polso ed ascoltato i battiti. Mi ha chiesto se fossi asmatica o avessi patologie cardiache, intanto mano sulla spalla mi rassicurava e monitorava attenta la situazione. L’altra giovane ragazza ha chiamato l’ambulanza e, credo, le forze dell’ordine; il terzo ragazzo si è precipitato a fare chiudere l’ascensore. Ci ho messo quasi un’ora per tornare a respirare normalmente. Nel frattempo sono arrivate ambulanza e forze dell’ordine. Facevo molta fatica a rispondere alle domande. Mi sono anche lasciata andare a un pianto nostalgico per le persone che si sono rese responsabili di questo gesto: pare, ma è tutto da verificare, che alcuni ragazzi siano usciti dall’ascensore nella corsa prima di me e si siano diretti in fondo alla banchina e sputassero per terra e una di loro dicesse all’amico quanto fosse stato co… La mia cronaca termina qui, accenno solo che mi hanno portato in Pronto Soccorso per precauzione.

Questa esperienza mi ha insegnato molto: mi ha lasciato tanta speranza nel cuore ed alcune domande aperte. Ho sperimentato le spaccature profonde della nostra società: l’incoscienza da una parte ed il forte senso civico dall’altra, l’indifferenza di alcuni e l’amorevole attenzione che si può provare addirittura verso gli sconosciuti: parlo di te Giulia e di voi due giovani ragazzi, che non avete esitato a soccorrermi. Dio sa quanto vi sia grata. Ho sperimentato il sottile legame che ci unisce tutti. Concludo dicendo che si vedono sempre più spesso in centro e sulla metropolitana giovanissimi allo sbando e senza meta, sprezzanti ed arrabbiati: possiamo davvero permetterci di non accorgerci di loro e lasciarli indietro?

Annalisa Brivio

da Bresciaoggi, 2 dicembre 2021 

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piergiorgio

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«È innegabile che al fondo di tutto il nostro disagio, di tutta la nostra solitudine, di tutto il nostro malessere, al fondo di tutto questo, sta un ultimo desiderio di bene. Se così non fosse, se non fossimo fatti per questo bene, non proveremmo orrore e disgusto per il male. Ma allora è proprio questo infinito desiderio di bene che ci sfida e in qualunque situazione può riaprire la partita. Perché se gli diamo credito ci costringe ad alzare la testa e a cercare». Lo scrive Emilia Guarnieri, insegnante e per molti anni presidente del Meeting di Rimini, nell’articolo che vi invitiamo a leggere questa settimana, pubblicato pochi giorni fa sul quotidiano online il sussidiario.

Lo scenario in cui si gioca questa sfida è quello di oggi segnato da un’esplosione di violenza insensata che, dalle guerre alle pareti domestiche, sembra non conoscere limiti. Insieme ci sono la crisi delle nostre democrazie liberali e il clima di sfiducia che pervade la società e avvelena le relazioni. In questa situazione pensare che la soluzione sia «staccare la spina» e rifugiarsi in una comfort zone è solo una misera illusione. È una forma di alienazione che stacca la spina prima di tutto da se stessi. L’invito è invece a ripartire dal desiderio di bene che resiste nel cuore di ciascuno, a fargli spazio dentro tutte le contraddizioni e le difficoltà in cui ci troviamo. Questo è anche ciò che ci interessa più di ogni altra cosa nelle proposte che facciamo come Fondazione San Benedetto.

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