I mattoni nuovi del Meeting, una storia che continua
Riprende da oggi l’appuntamento con la nostra newsletter domenicale «Fissiamo il pensiero» e, all’inizio di un nuovo tratto di cammino, vogliamo ripartire dal Meeting di Rimini che si è chiuso da pochi giorni. La passione ideale che è il vero motore di un evento come il Meeting unico per il suo carattere e la sua rilevanza in Italia, e probabilmente anche in Europa, pur con modalità e dimensioni diverse, è la stessa che ci muove come Fondazione San Benedetto. Del Meeting si sono occupati anche i media, dando spazio però, come avviene da anni, in modo prevalente agli incontri di tipo politico. Tutti appuntamenti interessanti e di livello, ma il Meeting è molto di più. Perciò abbiamo sempre invitato tutti a trascorrere almeno un giorno in fiera a Rimini, unico modo per evitare giudizi affrettati e parziali.
Quest’anno attorno alla frase di T.S. Eliot «Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi» (titolo dell’edizione 2025) in sei giorni si è sviluppato un programma di incontri, mostre e spettacoli davvero ricco. Solo a titolo di esempio ricordiamo gli incontri col Patriarca ortodosso di Costantinopoli Bartolomeo a 1700 anni dal Concilio di Nicea, con due madri, una israeliana e l’altra palestinese, che hanno perso un figlio, testimoni di una riconciliazione possibile, con lo scrittore spagnolo Javier Cercas. E poi le mostre da quella sui martiri di Algeria a quella su Vasilij Grossman, da quella su Carlo Acutis a quella sulle voci dall’Ucraina.
Nell’ultimo giorno del Meeting è stato annunciato il titolo dell’edizione del prossimo anno che riprende il verso finale della Divina Commedia: «L’amor che move il sole e l’altre stelle». Su questo vi invitiamo a leggere l’articolo, tratto dal quotidiano online ilsussidiario.net, di Giuseppe Frangi, fondatore e vicepresidente di Casa Testori e amico della San Benedetto. Con lui stiamo già collaborando e altre iniziative sono in cantiere. Ricordiamo la serata dello scorso luglio a Brescia con la lettura nella chiesa di San Giovanni del dialogo sul Romanino fra Pasolini e Testori (a questo link lo potete rileggere).
Tornando al titolo del Meeting, questo sta a indicare ogni anno il passo di una storia che continua e che non si ferma a guardare indietro, bloccata su se stessa. È l’espressione di un ideale che si fa vita. Ben altro che un contenitore di eventi o, peggio, di intrattenimento. Si spiega così che dopo 46 anni il Meeting ci sia ancora e sia un luogo sempre interessante e sorprendente. Un percorso analogo lo stiamo facendo come San Benedetto. Abbiamo già in preparazione alcuni incontri sui temi dell’Europa e dell’intelligenza artificiale, e tanto altro, non mancheremo di tenervi aggiornati. Al di là delle singole iniziative la fondazione è prima di tutto un luogo di incontro e di amicizia aperto a tutti. Intanto siamo già in grado di confermarvi che da giovedì 25 settembre alle 18.30 nella nostra sede di Borgo Wührer 119 a Brescia, ci ritroveremo per la Scuola di comunità. Partendo dalla lettura di alcuni testi di don Luigi Giussani è un’occasione per mettere a confronto domande ed esperienze che riguardano la nostra vita e il suo significato. Gli incontri, della durata di un’ora, si terranno con cadenza quindicinale sempre alle 18.30. La proposta è libera, gratuita e aperta a tutti. Chiediamo solo la continuità della partecipazione come segno di serietà nel percorso che ci apprestiamo a cominciare. Il giorno 25 verranno date indicazioni su come si svolgeranno gli incontri con il calendario fino a dicembre e sul testo di riferimento.
L’amor che move il sole e l’altre stelle
di Giuseppe Frangi – da ilsussidiario.net – 28 agosto 2025
“L’amor che move il sole e l’altre stelle”: sarà dunque l’ultimo verso della Divina Commedia, il 145esimo del Canto XXXIII del Paradiso, a far da titolo per il Meeting del prossimo anno. Un titolo stupendo e insieme vertiginoso per l’altezza teologica e insieme poetica che esprime. Dante, con la forza della sua lingua capace di incatenare e dare figura ai concetti più alti, ci porta sulla soglia dell’indicibile. Nulla si può aggiungere. E allora, come avventurarsi in un verso così e provare a declinarlo in contenuti per il Meeting che verrà? Certamente gli amici organizzatori sapranno farlo in modo egregio: la lunga storia della manifestazione riminese è una garanzia in questo senso. Ragionarne ora è compito arduo. Ma proviamoci.
Probabilmente la grande scommessa sarà quella di portare a terra quel titolo senza ridurne l’ampiezza e la capacità di evocare il destino del mondo. Come calarlo nel gran guazzabuglio della vita di oggi? Per dirla in termini un po’ semplicistici, in che modo quella presenza d’amore che regola i movimenti del sole e delle stelle può entrare in gioco come forza che aiuta ad affrontare i drammatici nodi della storia? Cosa può dire quell’amore rispetto ai meccanismi del mondo, così largamente deficitari e imperfetti rispetto a quelli che muovono gli astri?
Abbiamo davanti a noi testimonianze quotidiane in cui esperienze che sono riflesso di quell’amore pagano prezzi molto alti: pensiamo, per stare all’attualità, al destino della piccola e pacifica comunità cattolica di Gaza, fragile enclave di speranza in quel contesto devastato. Davanti al piano di evacuazione e di occupazione della Striscia annunciato dal governo israeliano, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, insieme al patriarca greco ortodosso Teofilo III, ha risposto che “il clero e le suore hanno deciso di rimanere e continuare a prendersi cura di tutti coloro che saranno nel complesso”. L’amore che move il sole e le stelle evidentemente muove i cuori anche sulla terra. E li muove anche con grande generosità e libertà.
Ad esempio, per venire ad ambiti più vicini alla nostra quotidianità, favorisce che le esperienze di perdono si facciano largo e diventino proposta di socialità nuova: speriamo di averne evidenza concreta in occasione del Giubileo dei detenuti il prossimo 14 dicembre. L’amore come percorso concreto di riconciliazione. È un amore che, come ha sottolineato papa Leone nel messaggio per il Meeting che si è appena concluso, è “via di presenza e di semplicità, di conoscenza e di ‘dialogo della vita’… Non un’autoesibizione, nella contrapposizione delle identità, ma dono di sé fino al martirio”.
Infine ci sono le stelle, parola su cui si chiude il verso e quindi anche la Commedia. Oggetti lontani, irraggiungibili, ma capaci, come scintille, di accendere di commozione il cuore delle persone semplici. “Se accendono le stelle – vuol dire che qualcuno ne ha bisogno? Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano?”: sono versi di un altro grande poeta, Vladimir Majakovskij, che abbiamo sentito sulla bocca di centinaia di ragazzi di tutt’Italia grazie agli spettacoli della “non scuola” di Marco Martinelli. Sono versi sotto forma di domanda e suggeriscono che la natura dell’amore è quella di accendere domande nel cuore di ognuno.