• Chi siamo
  • Attività
  • Video
  • Archivio
  • Sostienici
  • Statuto
  • Organi
  • Contatti
Email:
info@fondazionesanbenedetto.it
Fondazione San BenedettoFondazione San Benedetto
  • Chi siamo
  • Attività
  • Video
  • Archivio
  • Sostienici
  • Statuto
  • Organi
  • Contatti

Fissiamo il Pensiero

  • Home
  • Fissiamo il Pensiero
  • Un Volto amico nel dramma dell’abisso

Un Volto amico nel dramma dell’abisso

  • Data 10 Aprile 2022

di Laura D’Incalci


È inesauribile, nel cammino umano,
la ricerca di un senso, di un nesso fra gli istanti che intessono l’esistenza che sarebbe altrimenti polverizzata, dispersa nella dimenticanza. L’uomo non può sopravvivere nell’inconsistenza, privo di una storia che gli riveli il legame profondo con la realtà, con il tempo e lo spazio, con il passato e il futuro. Erik Varden, monaco trappista e vescovo-prelato di Trondheim, in Norvegia, nel suo libro La solitudine spezzata (Edizioni Qiqajon, 2019) ripercorre il proprio cammino esistenziale mettendo in luce come, nella trama di vicende che segnano l’esperienza, un fatto inaspettato possa schiudere un orizzonte promettente.

Non manca mai un richiamo, un episodio, un incontro che, impresso indelebilmente nel cuore, non riesca a suscitare in modo imprevisto una novità di prospettiva, o meglio, una rivelazione che risveglia l’attesa, muove alla ricerca di un senso. Decisivo è trattenere il “ricordo”, come fu per lui, ancora bambino, di fronte a un racconto di suo padre che un giorno, a tavola, raccontò di aver visto un uomo che raccoglieva il fieno a torso nudo mostrando sulla pelle i segni di cicatrici conseguenti alle torture patite negli anni di prigionia in Germania, durante la guerra. Quei segni delle fustigazioni subite, di solito nascosti, furono come un’involontaria confessione: “Nessuno aveva premeditato quel resoconto… L’immagine delle cicatrici, però, rimase impressa nella mia mente. Era come se il dolore del mondo fosse entrato, tramite loro, nel mio universo protetto che ne era rimasto distrutto”.

Quel fatto inquietante aprì in lui una ferita suscitando esigenti domande sul “potenziale immenso dolore” che incombe sulla vita umana, spingendolo a cercare barlumi luminosi nella letteratura e soprattutto facendogli avvertire la ricerca della verità come una questione seria, un compito inesorabile. “C’erano giorni in cui questa consapevolezza mi schiacciava. Eppure, se non l’avessi acquisita allora, avrei potuto non accorgermi della luce che prese a splendere all’improvviso in ciò che mi sembrava un’oscurità senza stelle”. Fu la musica di Mahler a far scoccare una scintilla nel buio, a demolire un istintivo disinteresse per la fede accostata solo nell’impatto con “studiate certezze dei predicatori” poco convincenti. Una registrazione di Leonard Bernstein, la sua seconda sinfonia, Resurrezione, fece vibrare il suo cuore: “Prima che l’incredulità avesse tempo di configurarsi, era attenuata da voci che cantavano una speranza… Abbi fede, mio cuore, abbi fede: nulla è perso per te… Abbi fede: tu non sei nato invano. Non hai vissuto né sofferto invano”. Una certezza investì il suo cuore: “…seppi che c’era qualcosa dentro di me che andava al di là dei limiti della mia persona. Fui cosciente di non essere solo”.

Un avvenimento, un fatto concreto, aveva inciso un segno nelle fibre dell’anima diventando la stella polare del cammino che si sarebbe compiuto nella riscoperta della fede e della Chiesa cattolica che “poteva indirizzare e purificare sia il dolore che il mio desiderio”. Impressiona la tangibilità dell’infinito e dell’eterno attraverso le contingenze segnate dalla contraddizione, dal buio, dal dolore, sempre paradossalmente attraversati e ricongiunti alla luce e alla gioia, al compimento offerto da Dio incarnato: “essere monaco è abitare un universo senza limiti”. Di questo universo raccontabile, intessuto in un’esperienza che si rinnova nella consapevolezza del “ricordo”, Erik Varden ci fa dono delineando il travaglio avventuroso dell’uomo alla ricerca del proprio volto, attraverso una varietà di espressioni e testimonianze, attingendo alle pagine della Bibbia, a testi di letteratura antica e moderna, all’approccio con vicende di uomini e donne assetati di verità e di bellezza.   

Sono continue le suggestioni illuminanti del libro che trattiene il lettore su pagine ricche di insegnamenti, riflessioni e intuizioni palpitanti di verità, capaci di un pensiero e un giudizio mai disgiunti dalla dimensione esistenziale. Fra le numerose testimonianze di umanità travagliata e redenta, quella di Maïti, sottoposta ad atroci torture da un medico durante il nazismo, spalanca lo sguardo su una vertiginosa esperienza di perdono. Le violenze dalle conseguenze irreparabili stroncarono il suo sogno impedendole per sempre di suonare il pianoforte, eppure la grande preoccupazione per Maïti era di perdonare. Pregò perché questo avvenisse e il suo intento nascesse dal profondo del suo cuore, ma comprese che “perdonare non avviene in modo astratto; richiede la presenza di qualcuno a cui il perdono possa essere indirizzato, qualcuno da cui possa essere ricevuto”.

Accadde che il suo aguzzino, che non aveva mai dimenticato le atrocità commesse sul corpo della giovane donna che gli aveva parlato dell’eternità, a distanza di 40 anni ormai sull’orlo della morte, si fece vivo per chiederle se quelle sue parole erano vere e se fosse possibile incontrarla. Maïti acconsentì e quando il visitatore si chinò su di lei, sdraiata su un divano per il forte dolore, essa prese la sua testa fra le mani e lo baciò sulla fronte. “Era stato un gesto, affermò più tardi, che non era premeditato ma che “non avrebbe potuto non accadere”. Dopo aver visto il proprio perdono confermato, “una persona non è più la stessa”. Abbiamo la testimonianza che il suo visitatore era cambiato allo stesso modo.

Questo episodio, una delle tante tessere del mosaico che descrive il drammatico travaglio della vita umana lambita, o forse meglio inondata, dalla grazia divina, riflette bene il messaggio di Erik Varden attorno all’abissale solitudine umana, spezzata e sconfitta dalla presenza di Dio. Il suo è un racconto di redenzione che collega tutti gli istanti del tempo e li rende memoria che travalica il tempo contingente: “Il nostro ricordare non è mai confinato alla sola esperienza, limitata o ampia che sia” avverte. “Noi scopriamo – se osiamo – che la memoria è più che un’acqua stagnante di ricordi privati. Ricordare, ricordare veramente, è levare i nostri ormeggi e salpare verso il mare aperto”.

 

da ilsussidiario.net – 7 aprile 2022

 

  • Condividi
piergiorgio

Articolo precedente

La nostra libertà e la resistenza degli ucraini
10 Aprile 2022

Prossimo articolo

I nuovi scenari dell'energia
21 Aprile 2022

Ti potrebbe interessare anche

Il lunapark delle distrazioni e la via del cuore di Susanna Tamaro
25 Ottobre, 2025

È un tema scomodo quello che affronta Susanna Tamaro nel suo ultimo libro «La via del cuore». Parla della nostra trasformazione, della crisi della nostra umanità, di un processo in atto che ci riguarda nel profondo. Nella newsletter di questa settimana vi segnaliamo la lettura dell’articolo che la stessa Tamaro ha scritto per il Corriere della Sera in occasione dell’uscita del libro. Cita Romano Guardini che più di sessant’anni fa parlava di un «potere in grado di penetrare nell’atomo umano, nell’individuo, nella personalità attraverso il cosiddetto “lavaggio del cervello”, facendogli cambiare contro la sua volontà la maniera in cui vede sé e il mondo, le misure in cui misura il bene e il male». È quanto sta avvenendo oggi in modo accelerato con «l’irrompere nella nostra vita dello smartphone e dei social», con conseguenze molto gravi soprattutto per i bambini. «Veniamo continuamente spinti a inseguire la nostra felicità – scrive Susanna Tamaro -, dove la felicità altro non è che il soddisfare ogni nostro più bizzarro desiderio perché non c’è alcuna legge nel mondo, nessun ordine al di fuori dei diritti del nostro ego». Siamo immersi in un «lunapark di distrazioni» che al fondo è segnato da un «odio per la vita» che non è più «un dono, una grazia, un’imprevedibile avventura, ma un peso angoscioso di cui liberarsi». La postura dell’uomo contemporaneo, come sosteneva Hannah Arendt, diventa così il risentimento. Eppure si può invertire la rotta. «Abbiamo sostituito il cuore di carne con un cuore di pietra – conclude Tamaro – e la situazione di limite in cui ci troviamo ci parla proprio della necessità di invertire la rotta, di essere in grado nuovamente di percepire le due vie che appartengono alla nostra natura (la via del bene e la via del male) e di essere consapevoli che la nostra umanità si realizza in pienezza soltanto nella capacità di discernimento. Il bene, seppure con tempi misteriosi, genera altro bene, mentre il male è in grado soltanto di provocare ottusamente altro male».  

L’onda della realtà e il desiderio, conversazione con Recalcati
18 Ottobre, 2025

Questa settimana abbiamo scelto come proposta di lettura una conversazione con lo psicoanalista Massimo Recalcati pubblicata nei giorni scorsi sul Sole 24 Ore dopo l’uscita del suo ultimo libro, “La luce e l’onda. Cosa significa insegnare” (Einaudi). Dei numerosi spunti che offre ne segnaliamo in particolare due particolarmente interessanti. Il primo riguarda l’insegnamento. Oggi la scuola è ridotta ad «asilo sociale o ad azienda che dispensa informazioni». Per Recalcati occorre «cambiare passo», ritrovare la figura del maestro che spinge il bambino nell’impatto con l’onda della realtà. Il secondo spunto è il desiderio come fuoco che rende viva la nostra vita. «Il desiderio – sottolinea Recalcati – è una potenza che allarga l’orizzonte della nostra vita. In fondo non è tanto importante avere una vita lunga. Importante è piuttosto avere una vita ricca, ampia, larga, una vita animata, scossa, resa più viva, dal desiderio. Il desiderio è il contrario del discontinuo, della rincorsa affannosa di quello che illusoriamente ci farebbe felici. È una nostra vocazione. Il desiderio emerge così, come una nostra inclinazione singolare, un nostro talento».

«Dilexi te», amare i poveri per riscoprirsi amati da Cristo
11 Ottobre, 2025

Il 9 ottobre è stata pubblicata l’esortazione apostolica «Dilexi te», il primo documento a firma di Papa Leone XIV. È dedicata all’amore verso i poveri. Un documento da leggere che segna questo inizio del suo pontificato e che si pone in continuità con l’ultima enciclica di Papa Francesco pubblicata un anno fa con il titolo «Dilexit nos», sul Sacro Cuore di Gesù. In questo modo si vuole sottolineare come l’esperienza dell’amore di Cristo e la concretezza della cura della Chiesa verso i poveri siano inscindibili. Non sono separabili, non c’è l’una senza l’altra. Tutti temi che non sono certo sotto i radar dell’informazione o delle cronache abituali, e che per molti aspetti possono spiazzare. Il Papa arriva addirittura a definire la cura per i poveri «il nucleo incandescente della missione ecclesiale». Non ne tratta in termini sociologici. Precisa subito che «non siamo nell’orizzonte della beneficenza, ma della Rivelazione». In un commento sull’Osservatore Romano, che vi invitiamo a leggere, Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, scrive che «la centralità dell’amore ai poveri è nel cuore del Vangelo stesso e non può dunque essere derubricata a “pallino” di alcuni Pontefici o di determinate correnti teologiche, né può essere presentata come una conseguenza sociale e umanitaria estrinseca alla fede cristiana e al suo annuncio». Anche di questo avremo modo di parlare direttamente con lo stesso Tornielli che sarà a Brescia il prossimo 24 ottobre su invito della Fondazione San Benedetto.

Cerca

Categorie

  • Fissiamo il Pensiero
  • I nostri incontri
    • I nostri incontri – 2015
    • I nostri incontri – 2016
    • I nostri incontri – 2017
    • I nostri incontri – 2018
    • I nostri incontri – 2019
    • I nostri incontri – 2021
    • I nostri incontri – 2022
    • I nostri incontri – 2023
    • I nostri incontri – 2024
    • I nostri incontri – 2025
  • Mese Letterario
    • 2010 – I Edizione
    • 2011 – II Edizione
    • 2012 – III Edizione
    • 2013 – IV Edizione
    • 2014 – V Edizione
    • 2015 – VI Edizione
    • 2016 – VII Edizione
    • 2017 – VIII Edizione
    • 2018 – IX Edizione
    • 2019 – X Edizione
    • 2021 – XI Edizione
    • 2023 – XIII Edizione
    • 2024 – XIV Edizione
    • 2025 – XV Edizione
  • Scuola San Benedetto – edizioni passate
  • Tutti gli articoli

Education WordPress Theme by ThimPress. Powered by WordPress.

VUOI SOSTENERCI?

Siamo una fondazione che ha scelto di finanziarsi con il libero contributo di chi ne apprezza l’attività

Voglio fare una donazione
Borgo Wührer, 119 - 25123 Brescia
info@fondazionesanbenedetto.it

Resta sempre aggiornato

Iscriviti subito alla nostra newsletter per non perderti le attività e gli eventi organizzati dalla Fondazione San Benedetto.

Iscriviti

Sito Web sviluppato da Nida's - Nati con la crisi.

Copyright © Fondazione San Benedetto Educazione e Sviluppo

Mappa del sito | Privacy Policy | Cookie Policy

Sito Web sviluppato da Nida's - Nati con la crisi.

Privacy Policy | Cookie Policy