L’assassino di Giulia, nel suo mondo contava solo lui
Il barman narciso voleva rincorrere la sua felicità, anche a costo di distruggere quella altrui
Non aveva una roccia di ideali o affetti cui attaccarsi. Il senso della vergogna ormai è sparito
di Renato Farina
da Libero – 2 giugno 2023
«Adesso finalmente sono libero», ha detto il barman provetto Alessandro Impagnatiello, 30 anni, all’amante e collega inglese nella bellissima location dell’hotel giusto al centro di Milano-night. Era sabato sera, ma lei ha avuto paura. Finalmente, una delle due ha avuto paura di quel sorriso professionale da ragazzino candido, che dietro il bancone lucente sa attirare le confidenze della clientela, e non ha voluto dargli retta, star sola con lui, e forse farsi ammazzare anche lei, se non quella sera, magari tra qualche mese, quando l’avesse sentita come un peso, una palla al piede.
Alessandro poco prima, aveva ucciso con due coltellate quell’altra ormai di troppo, la fidanzata convivente, Giulia Tramontano, 29 anni. Anzi Giulia erano due: c’era nella pancia di lei anche Thiago, che non è una «gravidanza interrotta senza consenso», come dice con orrore politically correct la legge, ma una creatura che tra neanche due mesi avrebbe definitivamente legato le ali alle aspirazioni di Alessandro di volare libero, nel blu dipinto di blu! In sintesi e per sommi capi. Alessandro viveva a Solaro, dieci chilometri a Nord-Ovest di Milano, a ridosso del parco delle Groane, non è un brutto posto. La sua abilità nel mescolare rum e gin, l’eleganza dei gesti e la squisitezza nel servirli lo aveva reso una stella nel suo campo, conteso dagli hotel più griffati delle metropoli lombarda, primissima fila della sua categoria. Dopo aver avuto un bimbo, ancora piccolisssimo, da una ragazza, aveva mollato entrambi per mettersi insieme a Giulia. Nel frattempo comincia la relazione con la ragazza americana. Si trova lì, con il cerino in mano, tra le sue due donne incinte. Che fare? Selezionare, scartare, tenere. Intanto fa abortire l’amante americana. Meno uno. Una catena in meno. Poi si vedrà. Finché le due si accorgono l’uno dell’altra, non è il primo caso e non sarà l’ultimo di questo tipo. La questione è il metodo per risolvere l’intrico. Per un po’ Alessandro si barcamena. Poi le due cercano di incontrarsi per un chiarimento, proprio sabato scorso. Le telecamere di sicurezza filmano Giulia che rientra a casa verso le 19. Dal suo telefono partono messaggi verso le 21 e 30. È Alessandro a inventarli per depistare. Ma Giulia è già morta. Due coltellate. Deposita il suo corpo di lei morta e quello di Thiago, ancora vivo dentro di lei, nella vasca da bagno. Versa alcol. Prova a bruciarla. Non funziona. Ci riprova. La carica sul suo Suv Volkswagen, cinquecento metri più in là, dietro una serie di quindici box, c’è un leggero avallamento, un fossatello. Getta la sua famigliola lì, ricopre il tutto con cellophane. Poi via, dall’altra. «Sono libero!». Tre assassinati. Ora si parla di un femminicidio e, uno direbbe, il bambinicidio, l’infanticidio. La prima parola va bene, queste altre non si devono usare.
Questa storia richiama quella raccontata da Giovanni Testori del Ballabio, detto “il Brianza”, abitante pressappoco dalle parti di Impagnatiello, convinto della padrona del bar di San Babila dove lavora a far soldi partecipando a orge coi ricconi. Roba di 70 anni fa. Ma il Brianza si era fatto schifo da solo, aveva smesso. Alessandro no. Cos’è cambiato? Non che i ragazzi siano più cattivi adesso, l’umanità è sempre stata quella che è, lussuria-avidità-potere, ma questa vicenda spaventevole fotografa il cortocircuito della civiltà post-cristiana. Non resiste neanche un residuo di memoria. E adulti – padri, madri, maestri – che trasmettano il fascino di una vita buona, insegnando a guardare le stelle in cielo invece che il proprio ombelico danzante, dove sono? Anzi, dove siamo?
Resta come sempre la domanda sul movente. Perché Alessandro l’ha fatto ? Scusate, ma che domande sono? Non è stato un raptus, ma una scelta di vita, come dicono i calciatori che cambiano squadra. E che crepino gli altri, quelli che impedivano a questo barman provetto di shakerare gli ingredienti giusti per il cocktail della sua felicità. Funzionano così le esistenze di successo, che gli passavano vicino, lo ringraziavano per quel pizzico di sale e la goccia di angostura, e se ne andavano rombanti in Lamborghini gialla. In animi fragili la ricetta per ascendere esagera nelle misure, la società si è fatta liquida, non c’è una roccia di ideali e affetti cui attaccarsi. Bisogna emergere, conto solo io, liberarmi da qualsiasi gioco, tenendo i piedi piantati nel mio io, io, io, io.
A me, scusate il salto, vengono in mente i versi di un poeta molisano, morto prematuramente, Brunello Mucci: «Primavera. Primavera è due vecchi che si vogliono bene». Qualcuno che insegni questa speranza! Giulia, Thiago e il secondo bambino innominato abbiano questo amore.