Montale dal vero, l’incontro felice
Il Leggio Libreria Editrice ripropone la biografia del Nobel scritta da Giulio Nascimbeni, giornalista del «Corriere» scomparso 10 anni fa. Raccontò il poeta dandogli del «lei». (Dal Corriere della Sera di Marzio Breda)
C’è anche lui nella casa milanese di Eugenio Montale, al terzo piano di via Bigli 15, quando l’ambasciatore di Svezia telefona per annunciare al poeta che gli è stato assegnato il Nobel. Nel suo racconto c’è tutto, di quel 23 ottobre 1975. Lo scambio di frasi imbarazzate con il diplomatico, «Oui, monsieur… merci… je suis très hereux…», e la confusione dei cronisti già alla porta. Il pallore e lo sgomento del premiato che chiede alla governante, la Gina, il tempo di una sigaretta — e mentre l’accende le dita gli tremano — prima di sedersi a tavola per un piatto di riso all’olio e polpette con l’insalata. E la sua impazienza davanti ai continui trilli telefonici, con richieste di dichiarazioni. Per cui sbuffa: «Dovrei dire cose solenni, immagino, ma come si fa a dire cose non banali? Mi viene un dubbio: nella vita trionfano gli imbecilli. Lo sono anch’io?». Infine arriva un telegramma di Riccardo Bacchelli, che era stato anch’egli più volte candidato dall’accademia svedese: «Mi hai fregato!», legge a voce alta, con un sorriso sfuggente.